REMEMBER ME
 
locandina Remember me

recensione Remember me

 
La prima scena di questo film è perfetta, secca: senza bisogno di usare troppe parole colpisce lo spettatore nettamente in pieno viso, dice molto sui personaggi servendosi dell'azione e per finire utilizza soluzioni visive abbastanza accattivanti. Il resto del film è esattamente il contrario di questo promettente incipit: è lungo e verboso - o meglio, è verboso, dunque se ne percepisce appieno la lunghezza - e mentre i personaggi si presentano a forza di chiacchiere, citazioni e dialoghi intimisti si ha l'impressione che non accada pressoché nulla. Lo sceneggiatore Will Fetters , alla sua primissima esperienza, esibisce un senso tragico da fare invidia al bardo d'Inghilterra, riuscendo a far convergere negli stessi 114 minuti di film: un ragazzo morto suicida all’età di 22 anni, una donna crudelmente assassinata da-  
 
vanti agli occhi di sua figlia, ancora bambina, l’11 settembre (come farsi mancare questa epocale tragedia collettiva?), una undicenne outsider, che subisce le umiliazioni dei suoi compagni di classe (forse non all’altezza delle tre precedenti, ma comunque utile a far numero), una famiglia divisa e un padre assente e sordo ai bisogni affettivi dei suoi figli. Non necessariamente in quest'ordine. Filmaker e produttori hanno forse  

immaginato che mettendo tanta carne al fuoco avrebbero facilmente ottenuto l'effetto di commuovere il pubblico. Non è così. Al contrario: riempire un film di così tante tragedie sortisce lo stesso effetto di una fidanzata che si lamenta in continuazione con il proprio ragazzo: alla fine qualunque cosa cerchi di dire si uniforma in modo monotono, come un fischio acuto e ininterrotto, e nessuno riesce più a sentire nulla. Seguendo il topos più antico della letteratura, il film intreccia Amore e Morte. A dire il vero, per la maggior parte del tempo racconta il magico idillio tra due giovani poco più che adolescenti i quali hanno in comune una vita traumatica. Robert Pattinson in questo ruolo si trova molto a suo agio. Tolto quel piccolo dettaglio del vampirismo, sembra che abbia trasportato Edward Cullen nella New York di dieci anni fa: come Edward anche Tyler è un ragazzo malinconico, tormentato, fuori dagli schemi, un po' ribelle, ma sottilmente affascinante. Il film cerca palesemente di cavalcare l'onda del fenomeno che tanto attrae le ragazzine di tutto il globo, facendo vestire all'attore inglese i panni del bello e maledetto, con parecchi, ossessivi e immeritati riferimenti all'intramontabile divo James Dean. Se Pattinson vuole che ci si ricordi di lui, forse sarebbe meglio che inizi a diversificare un po' i suoi ruoli sul grande schermo. Quanto al film, speriamo di dimenticarci presto di questo iperbolico drammone che il "colpo di scena" finale, assolutamente gratuito, getta senza scampo nel ridicolo.


(di Maria Silvia Sanna)


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