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di
Rosalinda Gaudiano (**1/2)
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C'è un regista negli Stati Uniti che vuole dipingere se stesso come il più irriverente e politicamente scorretto dei cineasti. Un uomo che non ha paura del giudizio dei benpensanti e che gioca con le convinzioni dei più, cercando di sollevare dubbi e dibattiti. Quest'uomo si chiama Larry Charles ed è salito agli onori delle cronache per aver diretto "Borat", storia di un kazako che giunge in America per studiarne usi e consumi. Nonostante la nomination all'Oscar per la sceneggiatura, il film aveva sollevato polemiche per i suoi contenuti, da alcuni ritenuti sessisti e omofobici. In realtà si trattava di un prodotto americano fatto apposta per scandalizzare e che nulla aveva né di politicamente scorretto né d'interessante. Lo stesso discorso vale anche per quest'ultimo titolo di Charles "Religulous" (crasi di religious e ridiculous), un documentario satirico |
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Larry Charles regista (Borat) e Bill Mayer, attore ironico e caustico (Politically Incorrect) fanno coppia e realizzano, il primo sempre come regista ed il secondo come interprete di se stesso, "Religiolus", film-documentario, in un viaggio esilarante attraverso i siti religiosi del mondo. Forse la comicità irriverente, anche se onesta, di Bill Mayer in Italia è cosa nuova. Ma negli U.S.A. la sua popolarità è di vecchia data. In "Religiolus" l'accattivante comico applica il suo singolare senso dell'ironia al tema della fede, facendo partecipi anche noi spettatori del suo turbolento viaggio spirituale. Il viaggio prevede punti nevralgici delle più rappresentative identità religiose. Gerusalemme, i suoi templi e le valli. l'Hyde Park a Londra, teatro dello Speaker's
Corner. Ad Amsterdam moschee, bar e quartieri a luci rosse. Roma,
città eterna, sede del |
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sulla fede religiosa che vede come 'protagonista' il comico Bill Maher, che ne è anche produttore. Si tratta di una serie di interviste a diversi esponenti di varie confessioni, interrogati sulla conciliabilità tra fede e razionalità. Come possono alcuni degli uomini più potenti della terra credere che tutto sia iniziato nel giardino dell'Eden? Come ha potuto Giona vivere nella pancia di una balena? Perché Dio non distrugge Satana e ci
libera dal male per sempre? Perché Dio ha permesso l'olocausto? Queste sono alcune delle domande che Maher rivolge ai suoi intervistati, tra i quali figurano adepti di Scientology, preti progressisti, musulmani attivisti gay, mormoni, rabbini, sedicenti reincarnazioni del Cristo in terra. L'obiettivo dichiarato della pellicola è quello di sollevare dei dubbi con lo strumento del sarcasmo irriverente, senza tentare di dare risposte. Purtroppo, però, non è così. In sostanza non viene dato modo agli intervistati di replicare in maniera completa e, anche qualora lo facciano, la risposta viene tagliata. Ne risulta, dunque, un monologo blasfemo di un'ora e mezzo, tanto divertente quanto offensivo. Un susseguirsi di battute supponenti senza alcun filo logico. È tutto un saltare di palo in frasca con il solo scopo di deridere l'interlocutore e lo spettatore, senza che si possa mai sentire l'opinione di qualcuno che abbia gli strumenti teologici e intellettuali per ribattere con proprietà di argomenti. Ora il punto è il seguente. Se questo fosse un film fatto per far ridere all'insegna del pecoreccio, forse si potrebbero giustificare le offese, la blasfemia e l'assoluta mancanza di rispetto per i credenti, dipinti come malati mentali nelle cui mani c'è il destino del mondo. Sfortunatamente "Religulous" si spinge molto più in là, affermando chiaramente che la religione è responsabile di molti dei problemi del mondo, tra i quali i disastri ambientali e la maggior parte delle guerre, e che potrebbe portare alla fine del nostro pianeta. Peccato che le guerre di religione siano in realtà guerre tra persone arroganti che credono di essere depositarie della verità e che cercano di instillare nei propri vicini l'idea che chi la pensa diversamente rappresenti il male e sia degno di scherno. È la stessa arroganza di chi fa domande e non ascolta le risposte, di chi ha paura di essere contraddetto, di chi finge di sollevare quesiti ma vuol solo ridere dell'interlocutore. La verità è che "Religulous" fa veramente ridere, forse proprio perché è eccessivo e senza né capo né coda. Peccato che gli autori pensino di aver detto qualcosa di interessante e sensato: questo è preoccupante (o hollywoodiano?). In ogni caso, forse era meglio andare al bar a farsi raccontare qualche barzelletta sporca; almeno quelle sono politicamente scorrette solo per il gusto di esserlo.
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fulcro del cattolicesimo, che ogni anno accoglie milioni di credenti in piazza S. Pietro. Il parco dei divertimenti a tema biblico di Orlando in Florida, in grado di catturare l'immaginazione dei visitatori, tanto da provocarne l'emozione cercata. Nello Utah, dove le comunità religiose dei mormoni perpetuano il loro singolare credo religioso, chiusi nella loro sublimata spiritualità. Insomma un viaggio senza alcun dubbio singolare, perché l'intento di Mayer è intervistare i vari esponenti delle numerose religioni, da quelle più pazzesche che vengono professate nell'entroterra americano, alle religioni monoteiste più diffuse, ponendo sempre l'interlocutore in una condizione di possibile dubbio sui credo religiosi e sui rispettivi dogmi inspiegabili. Film-documentario audace, "Religiolus" è una provocazione culturale intelligente ai credo religiosi che si annidano in fondamentalismi, si identificano in dogmi inspiegabili e spesso si coniugano con la politica stessa dei paesi dove sono professati, scatenando conflitti disastrosi e sanguinari. Il film alla fine presenta il dubbio come carattere positivo del dialogo che avviene fra l'intervistatore Mayer ed i suoi interlocutori, a cui lo stesso Mayer spesso fa da spalla, restituendo con arguzia un'atmosfera umoristica e mordace. La religione, il credo, la spiritualità sono temi che sostanziano l'umanità intera. La sola possibilità di porsi verso questi temi con senso critico, favorisce l'apertura verso una genuina società civile, che non si affida così con ipocrisia ad una morale religiosa risolutrice, ma cerchi, invece, di rappresentarsi prima di tutto in
un'onesta morale laica. Nel messaggio vi è anche un invito ai moderati delle varie religioni ad esporre con più assiduità il proprio pensiero in pubblico, affinché i giovani abbiano di che riflettere per la costruzione di una società oltre che plurale anche pluralista. Il pensiero critico, la riflessione e rivisitazione su comportamenti radicali e fondamentalismi religiosi, messi in discussione dalla legittimazione alla libertà di parola, sono elementi indiscussi all'affermazione di una libertà individuale e collettiva. In sintesi, questo documentario burlesco e irriverente, ci mette in guardia dagli "sposalizi" pericolosi tra religione e Stati nazionali, che purtroppo al giorno d'oggi vengono celebrati con intese pericolose e subdole. La scena finale è senza dubbio forzata ed anche fuori luogo. Basterebbe tagliarla per consegnare al pubblico un'opera di tutto rispetto.
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