anni a questa
parte e il
Massacro Medianico
ci hanno indotti
ahinoi a riferirne
gli strazianti
particolari
senza batter
ciglio. "Redacted"
è tecnicamente
superlativo:
non dovrebbe
stupirsi più
di tanto un
Direttore
di Mostra
se sapesse
che tra i
Maestri che
hanno ispirato
il cinema
di De Palma
figurano nomi
come Kubrick
e Godard.
Sembra davvero
di rivivere
l'eco dei
documentari
sul Vietnam
del regista
francese,
ma con l'occhio
contemporaneo
di un Cinema
che assiste
indelebilmente
al veicolo
drammatico
e ansioso
del mondo
di Internet,
degli short
movies in
diretta, dei
vecchi 8 mm.
o super8 gonfiati
e riprodotti
per la visione
di una massa
che domina
incurante
l'intero pianeta.
Poi veniamo
a sapere che
"trasformare
la Realtà
in finzione"
diventa necessario
per non passare
nelle mani
di feroci
avvocati perchè
i veti imposti
(cfr. l'impossibilità
di mostrare
un Vero Cadavere,
a parte le
autorizzazioni
date talvolta
ai Tg e, ovviamente,
ai quotidiani)
frenano la
circostanza
della Realtà
stessa. L'espediente
è ugualmente
colossale:
per fare questo,
De Palma si
reinventa
un finto reportage
(il documentario
"Barrage")
dove immagina
una troupe
francese nei
luoghi del
massacro.
Il più
bel documentario
"finto"
del Cinema
mai apparso
sugli schermi.
E, non a caso,
tributa il
Barry Lindon
di Kubrick
utilizzando
la stessa
colonna sonora
nella sequenza,
splendida,
carica di
tensione e
ancora una
volta "realistica"
(attenzione,
non Realista)
dei soldati
nel posto
di blocco.
Una giornalista
nel film lancia
un atto d'accusa
contro quel
Cinema bellico
Americano
dove trionfa
lo stereotipo,
e fa un'invettiva
fuori luogo,
magari condivisa,
dove improvvisamente
il John Wayne
di "I
berretti verdi",
John Ford
con i suoi
western e
Ridley Scott
ultima maniera
("Soldato
Jane",
"Black
hawk dawn")
si ritrovano
virtualmente
tutti nella
stessa "lista
nera".
Ma proprio
perchè
la trasfigurazione
della Realtà
è finzione,
anche se lodevolmente
sopra le righe,
il soldato
dagli istinti
bestiali (Rush),
il delirante
marine assetato
di sangue
(Flake), l'intellettuale
"in trincea
per caso"
(McCoy) e
il bonario
aspirante
regista (Sarrazar)
- che nelle
prime immagini
gira filmini
amatoriali
come un Novello
filmaker di
Cinema-Verità,
rappresentano
dei prototipi
ascritti a
uno script
ben preciso.
Non saranno
stereotipi,
ma indicativi
di una tipologia
di personaggi
resi efficaci
proprio nei
film bellici
di ogni tipo,
anche quel
capolavoro
antimilitarista
che fu "Full
Metal Jacket"
di Kubrick.
Sono comunque
riserve che
non intaccano
il valore
di un film
la cui fortissima
esperienza
visiva è
penetrante
come se assistessimo
per la prima
volta alla
crudezza di
certe immagini:
l'orrore che
logora ogni
immagine,
dalle mine
anti-uomo
che fatalmente
annientano
il Sergente
più
prudente e
minuzioso
alle immagini
sconvolgenti
dello stupro
sono pagine
di un'opera
che è
difficile
dimenticare,
ed è
probabilmente
l'opera più
compiuta del
regista da
parecchi anni
a questa parte.
Ma proprio
per questo
il bestiario
dei Marines
colloca il
film in una
scomoda posizione
antimilitarista
che forse
mina i frammenti
di una storia
che fa perno
sulla brutalità
della guerra
ma anche sul
grande Enigma
dell'ingiustizia
e del Potere
(Mestiere)
delle Armi,
come direbbe
il nostro
Olmi. Il gioco
al Massacro
del regista
non è
mai gratuito,
anche perchè
gli ottimi
interpreti
sembrano consci
di recitare
la Realtà
di un Falso
d'autore.
E imbarazzante
e dolorosa
è un'esperienza
dove in una
Fiction c'è
più
verità
dell'informazione
televisiva.
Che sia il
primo vincitore
"Immorale"
(v. giudizi
della Stampa
italiana)
di Venezia?
(recensione
di Luca
D'Antiga
)