REDACTED
 

recensione redacted

 
"Porca miseria, ci siamo: l'America ha superato ogni livello di tolleranza e chiede al mondo di poter giudicare una guerra sbagliata (ne esistono di giuste?) con i propri occhi. A Venezia, "Il direttore della Mostra, Marco Muller, disse di essere sorpreso dalla capacità di De Palma di reinventarsi o di usare un linguaggio più moderno". Il che è come dire che i direttori delle Mostre di Cinema fanno gli snobbini e pensano al cinema americano come il giocattolo hollywoodiano da Blockbusters, più o meno come quando gli Usa credevano ai russi che mangiavano a colazione i loro bambini A parte la sconcertante conversione di Muller sulla Via di Damasco, De Palma ha realizzato la sua opera forse più radicale e coraggiosa. Un film temerario che "si basa su una serie di documentazioni prese da Internet e da Youtube sulla Guerra in  
 
Iraq, compreso l'atto d'accusa del (finto) soldato McCoy davanti allo scempio perpetuato dai compagni che in un bestiale rituale di droga e alcool hanno deciso di appagare i propri appetiti sessuali stuprando un'adolescente e sterminando l'intera sua famiglia. E' davvero triste dover raccontare una vicenda Reale senza provarne stupore, perchè è indicativo che l'Orrore quotidiano che viviamo nel Mondo da  
anni a questa parte e il Massacro Medianico ci hanno indotti ahinoi a riferirne gli strazianti particolari senza batter ciglio. "Redacted" è tecnicamente superlativo: non dovrebbe stupirsi più di tanto un Direttore di Mostra se sapesse che tra i Maestri che hanno ispirato il cinema di De Palma figurano nomi come Kubrick e Godard. Sembra davvero di rivivere l'eco dei documentari sul Vietnam del regista francese, ma con l'occhio contemporaneo di un Cinema che assiste indelebilmente al veicolo drammatico e ansioso del mondo di Internet, degli short movies in diretta, dei vecchi 8 mm. o super8 gonfiati e riprodotti per la visione di una massa che domina incurante l'intero pianeta. Poi veniamo a sapere che "trasformare la Realtà in finzione" diventa necessario per non passare nelle mani di feroci avvocati perchè i veti imposti (cfr. l'impossibilità di mostrare un Vero Cadavere, a parte le autorizzazioni date talvolta ai Tg e, ovviamente, ai quotidiani) frenano la circostanza della Realtà stessa. L'espediente è ugualmente colossale: per fare questo, De Palma si reinventa un finto reportage (il documentario "Barrage") dove immagina una troupe francese nei luoghi del massacro. Il più bel documentario "finto" del Cinema mai apparso sugli schermi. E, non a caso, tributa il Barry Lindon di Kubrick utilizzando la stessa colonna sonora nella sequenza, splendida, carica di tensione e ancora una volta "realistica" (attenzione, non Realista) dei soldati nel posto di blocco. Una giornalista nel film lancia un atto d'accusa contro quel Cinema bellico Americano dove trionfa lo stereotipo, e fa un'invettiva fuori luogo, magari condivisa, dove improvvisamente il John Wayne di "I berretti verdi", John Ford con i suoi western e Ridley Scott ultima maniera ("Soldato Jane", "Black hawk dawn") si ritrovano virtualmente tutti nella stessa "lista nera". Ma proprio perchè la trasfigurazione della Realtà è finzione, anche se lodevolmente sopra le righe, il soldato dagli istinti bestiali (Rush), il delirante marine assetato di sangue (Flake), l'intellettuale "in trincea per caso" (McCoy) e il bonario aspirante regista (Sarrazar) - che nelle prime immagini gira filmini amatoriali come un Novello filmaker di Cinema-Verità, rappresentano dei prototipi ascritti a uno script ben preciso. Non saranno stereotipi, ma indicativi di una tipologia di personaggi resi efficaci proprio nei film bellici di ogni tipo, anche quel capolavoro antimilitarista che fu "Full Metal Jacket" di Kubrick. Sono comunque riserve che non intaccano il valore di un film la cui fortissima esperienza visiva è penetrante come se assistessimo per la prima volta alla crudezza di certe immagini: l'orrore che logora ogni immagine, dalle mine anti-uomo che fatalmente annientano il Sergente più prudente e minuzioso alle immagini sconvolgenti dello stupro sono pagine di un'opera che è difficile dimenticare, ed è probabilmente l'opera più compiuta del regista da parecchi anni a questa parte. Ma proprio per questo il bestiario dei Marines colloca il film in una scomoda posizione antimilitarista che forse mina i frammenti di una storia che fa perno sulla brutalità della guerra ma anche sul grande Enigma dell'ingiustizia e del Potere (Mestiere) delle Armi, come direbbe il nostro Olmi. Il gioco al Massacro del regista non è mai gratuito, anche perchè gli ottimi interpreti sembrano consci di recitare la Realtà di un Falso d'autore. E imbarazzante e dolorosa è un'esperienza dove in una Fiction c'è più verità dell'informazione televisiva. Che sia il primo vincitore "Immorale" (v. giudizi della Stampa italiana) di Venezia?

(recensione di Luca D'Antiga )


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