QUESTIONE DI CUORE
 
locandina questione di cuore

recensione questione di cuore

 
Due uomini, Angelo, carrozziere proletario e Alberto, sceneggiatore in crisi esistenziale, vengono colpiti lo stesso giorno da infarto e, ricoverati e operati d'urgenza, si ritrovano vicini di letto nel reparto d'unità coronarica a consumare la degenza. Paure, ansie, timori ed ecco come tra due esseri agli antipodi costretti da uno strano destino a vivere difficili esperienze comuni, possa nascere l' Amicizia (quella con la A maiuscola). Amicizia forse interessata in un primo momento tra due solitudini che per inequivocabile solidarietà reciproca, nel momento del bisogno, si rinsaldano. Questione di cuore, fisiche e figurate. Francesca Archibugi, autrice impegnata del cinema nostrano, trae dal romanzo omonimo di Umberto Contarello, la classica tragicommedia d'ambito ospedaliero che ben sa dosare i due registri narrativi. Si ride anche nei  
 
momenti più drammatici, si riflette tra un silenzio e l'altro, ci si perde tra i pensieri inespressi dei personaggi. Ma non è la retorica di chi scampa alla morte e impara dunque ad assaporare la vita quello che preme all'Archibugi - anche perché la morte sempre incombe - quanto piuttosto le dinamiche dense di incognite che si instaurano tra i due protagonisti. E sono proprio i due protagonisti forse il punto forte e il punto   recensione questione di cuore
debole di "Questione di cuore": se Antonio Albanese sa regalare ad ogni suo personaggio un'umanità intensa e fragile capace di segnare qualsiasi film, l'interpretazione di Kim Rossi Stuart desta qualche perplessità in più, per i toni macchiettistici e manierati con i quali delinea l'abituale burino de' roma tutto ahò, amò, anvedi questo e mortacci tua. La sceneggiatura non lo assiste: pallido, con occhiaie esagerate e un'espressione perennemente inebetita, sembra debba morire da un momento all'altro eppure nessuno di chi gli sta intorno se ne accorge. Non è del resto l'unica crepa che il film evidenzi. Qualche incertezza al montaggio (si veda la scena iniziale), qualche personaggio buttato lì nella mischia (vedi Paolo Villaggio), un finale fin troppo esplicito e telefonato, sono tutte piccole imperfezioni che non riescono comunque a corrompere un film che rimane godibile, a tratti toccante, baciato dal sacro dono della leggerezza. Nel cast anche Micaela Rammazzotti e Francesca Inaudi (tra i migliori topless in circolazione) oltre alla partecipazione di tante star del nostro cinema che sfilano nella parte di se stesse tra cui brilla quella, molto autobiografica, di Carlo Verdone.

(di Mirko Nottoli )


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