QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO
 

recensione

 
Uomini, uomini, uomini. Storie di ordinario squallore, ordinarie miserie, ordinari fallimenti. Cinque personaggi per cinque vicende di quotidiana banalità. Uomini traditori, fedifraghi, truffatori maldestri, cialtroni. Tutti accomunati da un’infelicità di fondo da cui pare impossibile sfuggire. Film come “Quello che gli uomini non dicono”, film di storie parallele, intrecciate, paradigmatiche almeno nelle intenzioni, danno sempre la sensazione di essere inconcludenti, di finire senza bisogno di finire, senza essere andati da nessuna parte, con le varie vicissitudini che rimangono sempre allo stato di abbozzo. Per funzionare da modello e consentire l’identificazione più larga possibile spesso scadono nel generico qualunquismo. E’ una sensazione da cui non è esente nemmeno il film di Garcia che tuttavia, alla fine, si riscatta per quello strano  
 
retrogusto che lascia e che ha tutto il sapore di un qualcosa che è riuscito a raggiungere il suo scopo: quello di riuscire a descrivere l’universo maschile in modo credibile e sincero. La maschera tragicomica di Bacrì, l’apatia di Benoit Magimel, la disillusione stanca di Vincent Lindon. Nessuno è un santo, nessuno è privo di colpe. Ma lo sguardo che il film getta su questi uomini che sembrano pensare solo al sesso, che  
sembrano mentire tacendo, che sembrano vivere ingannando se stessi e gli altri, è uno sguardo partecipe e benevolo perché nei loro sguardi, nei loro silenzi e nelle loro azioni c’è e si percepisce il desiderio di ambire a qualcosa in più, di una vita più piena, di un’ ansia di realizzazione interiore che l’impatto con una realtà drammaticamente concreta costantemente frustra e rende irrealizzabile. E’ la stessa ansia che ha mosso l’uomo del quale sono stati ritrovati i resti tra i ghiacci. Abbandonato, solitario. Chi era costui? Cosa ci faceva laggiù, da solo? Un esploratore, un avventuriero, un reietto? Quello che gli uomini non dicono non lo dicono per pudore, per paura, per insicurezza. Non lo dicono per non venir fraintesi. Non lo dicono perché non lo sanno, esattamente, cosa dire. Non lo dicono perché le cose importanti sono difficili da dire. Non lo dicono perché tanto non servirebbe a niente. Gli uomini vanno perdonati.



(recensione di Mirko Nottoli )


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