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recensione quattro
minuti
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Uno stormo di rondini
vola libero nel cielo,
migra verso terre
lontane, sorvolando
le mura gelide di
un’istituzione
totale: il carcere
femminile di Luckau.
In questo luogo, detenute
ladre, assassine,
delinquenti, scontano
la loro pena. Un luogo
che ospita, insieme
alle detenute, i loro
odi, le disperazioni,
le violenze mutilanti
di una vita passata,
le violenze che esplodono
dentro le mura dello
stesso carcere. Eppure,
un giorno, dentro
le mura di questo
luogo, dove pare non
dimorino sentimenti
umani edificanti,
fa ingresso un pianoforte
da concerto, accompagnato
dalla signorina Traude
Krüger (Monica
Bleibtreu), che insegna
piano da 60 anni ad
alcune detenute del
carcere. Un’allieva
si aggiunge alla lista
della gelida ed impenetrabile
signorina Krüger,
che nasconde gelosamente
un passato pieno di
ombre scure. Si tratta |
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della
giovane
Jenny
Von
Loeben
(Hannah
Herzsprung),
soggetto
indomabile,
violento,
accusata
dell’assassinio
di un
uomo,
orribilmente
decapitato.
L’incontro
tra
le due
donne,
diventa
subito
scontro
aperto.
E di
questo
fa le
spese
l’agente
Mütze
(Sven
Pippig),
un uomo
che
cerca
di “migliorarsi”
seguendo
gli
insegnamenti
della
vecchia
signorina,
e che
un giorno
nel
difenderla
dal
comportamento
violento
di Jenny, |
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viene quasi
massacrato
nel volto
dal pugno
d’acciaio
di questa
spietata ed
incorreggibile
ragazza. Ma
la signorina
Krüger
ha percepito
durante l’incontro
con Jenny,
la sua particolare
sensibilità
verso la musica,
e sa con sicurezza
che la ragazza
ha un vero
talento musicale.
Così
si adopera
in modo deciso
e convincente
verso il direttore
del carcere
per compiere
un esperimento
che ha come
fine quello
di preparare
l’impossibile
Jenny con
brani al pianoforte,
per condurla
ad un concorso
per giovani
talenti: “Gioventù
musicale”.
Jenny, accettando
la proposta
dell’insegnante
Traude Krüger,
si sottrae
così
dall’isolamento
per l’atto
d’aggressione
commesso nei
confronti
dell’agente
Mütze.
Il film “Quattro
minuti”,
opera seconda
del regista
Chris Kraus,
è un
gioiello artistico,
un afflato
spietato alla
vita quando
non ha più
speranza,
alla vita
imprigionata
dentro alte
mura di cemento
e cancelli
con chiavi
e chiavistelli,
con sbarre
divisorie
alle finestre.
Una vita imprigionata
anche dal
passato, che
si riaffaccia
con vergogna
alla mente
delle persone
che continuamente
lo ricordano,
in segreto,
nei nascondigli
più
bui dell’anima,
ma mai abbastanza
bui da poterlo
cancellare
del tutto.
Senza mezzi
termini Kraus
scruta l’animo
umano, ingabbiato,
violentato,
ferito, mutilato,
inerme, svogliato
alla vita.
Costruisce
una diade
di aspetti
esistenziali,
giocando sulle
identità
a confronto
di Traude
Krüger
e Jenny Von
Loeben, due
personalità
all’apparenza
dissimili,
contrastanti,
ma accomunate
da ferite
profonde inferte
al proprio
essere di
persona umana.
Lo squallore
e la distruzione
dell’anima,
Kraus li rivitalizza
con le note
melodiche
e sconvolgenti
del pianoforte,
a cui si aggrappa
con forza
Traude, lungo
il percorso
della sua
vita. A cui
si avvinghia,
mettendo a
nudo la sua
anima, Jenny,
quando suona,
rabbiosa e
carica di
sentimento,
la sua musica,
l’hip
hop, la musica
che la nutre
da dentro,
assimilata
dalla cultura
“urbana”,
mediante la
quale comunica
con il mondo,
come lei è
veramente:
un’animale
da palcoscenico.
Nessuna delle
due si affida
all’altra,
restituisce
all’altra
se stessa.
Ma entrambe
comunicano
all’unisono
nel momento
in cui esprimono
se stesse,
come ognuna
sa fare, con
qualcosa di
universale,
la musica,
qualsiasi
essa sia.
Kraus riesce
a costruire
nella narrazione
cinematografica
un messaggio
umano forte,
articolato
ed incisivo
sulla particolarità
della natura
umana, sull’indissolubilità
che è
propria della
persona, dell’apparire
agli altri
e di essere
soggetto intimo,
nella costruzione
continua della
vita. “Quattro
minuti”
ha vinto nel
2004 il Gran
Premio dello
stato di Baden-Württemberg
come migliore
sceneggiatura,
nominations
al German
Film Awards-Lola,
ha un cast
stellare di
attori già
noti al grande
pubblico come
Monica Bleibtreu,
e presenta
una attrice
esordiente,
straordinaria:
Hannah Herzsprung.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
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film "quattro
minuti"! |
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