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"Push" non è il solito film di supereroi. Nel mondo creato da Paul McGuigan (gia regista di "Slevin - Patto Criminale", un buon thriller dai colori Tarantineggianti) esistono infatti tra le persone normali degli individui dotati, fin dalla nascita, di speciali poteri psichici. Preveggenza, telecinesi, manipolazione della mente, sono solo alcune delle capacità che attirano da tempo l'attenzione delle potenze governative, ammaliate dall'idea di amplificare e perfezionare questi poteri al fine di creare delle infallibili armi-umane. Un'organizzazione segreta del governo americano, La Divisione, rappresentata dall'agente Henry Carter (Djimon Hounsou), si occupa di radunare i giovani dotati di superpoteri, effettuando su di loro gli esperimenti necessari alla realizzazione dei propri fini. Per la prima volta da tempo una delle |
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cavie, la pusher - manipolatrice di menti - Kira Hudson (Camilla
Belle), riesce a sopravvivere agli esperimenti e a scappare, come altri prima di lei, ad Hong Kong. Nel tentativo di fuggire e fermare l'organizzazione sarà aiutata dal mover - telecinetico - Nick Gant (Chris Evans) e dalla watcher - veggente - Cassie Holmes (Dakota Fanning), il cui obiettivo è quello di salvare la madre, imprigionata anch'essa dall'organizzazio-
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ne. Nonostante la trama sia potenzialmente interessante e prometta un nuovo punto di vista sul panorama delle pellicole sui supereroi, non riesce purtroppo a svilupparsi al meglio. Il problema principale di "Push" è che vuole essere troppe cose e in un vortice di generi, più che abusati, il film non riesce a trovare una propria collocazione. I personaggi risultano poco caratterizzati e le implicazioni personali rimangono soltanto un superficiale accenno. Anche i poteri (che effettivamente sono belli ed affascinano da sempre l'immaginario collettivo) non vengono approfonditi ed è come se le regole fissate all'inizio del film, siano irrimediabilmente infrante nell'ultima mezz'ora. La caratteristica che riesce invece a farlo brillare è la scelta di ambientarlo ad Hong Kong, regalando agli spettatori un panorama suggestivo, visivamente ben interpretato, in cui l'architettura, l'atmosfera e i colori della città prendono vita, come raramente si è visto nelle produzioni statunitensi. Ottima anche l'interpretazione della giovanissima Dakota Fanning che si conferma una promettente piccola stella. Tra qualche risata strappata, un tocco di romanticismo ed un'azione realistica (merito di un utilizzo parsimonioso degli effetti CGI) è nel complesso una buona idea, limitata dai tempi cinematografici, che probabilmente sarebbe riuscita meglio come serie televisiva. Ma chissà che non arrivi il secondo.
(di Rosa Agusta)
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