PRANZO DI FERRAGOSTO
 
locandina pranzo di ferragosto

recensione pranzo di ferragosto

 
Pranzo di ferragosto è una di quelle operazioni che, almeno sulla carta, sembrano onestamente inattaccabili: scarso budget a disposizione, vecchiette arzille in stile "Arsenico e vecchi merletti", toni da commedia garbata. Se poi Matteo Garrone, nuovo re Mida del cinema nostrano, fa da garante in veste di produttore (specialmente dopo il successo di Gomorra), il risultato non può che far parlare di sé: da una parte, piccolo gioielllo tarato su misura per un festival, dall'altra, prodotto di sicura presa su un pubblico a cui, diciamo, piace gongolare pensandosi di bocca buona. Ma al di là di tutto, delle aspettative e delle ipotesi, delle attese e delle perplessità, c'è il film in quanto tale. Che, se inscritto nel filone che gli compete, è effettivamente un film più che riuscito. Inutile sottolineare, come è stato con fin troppa solerzia, quanto  
 
sia "delizioso" e impeccabile. Piace rivendicare, invece, quelle notazioni che nello sguardo di De Gregorio appaiono come frecciate, provocazioni, sberleffi che scandiscono puntualmente la vicenda. Altro che garbo, allora, altro che delicatezza. Pranzo di ferragosto sa essere caustico nel denunciare la solitudine della vecchiaia, la noncuranza filiale, l'opportunismo smaliziato che fa sorridere ma anche pensare,   recensione pranzo di ferragosto
l'impossibilitä di conciliare, a causa dei ritmi che la contemporaneità impone, le corvée familiari con le necessità del singolo. De Gregorio, anche attore principale, azzecca il colpo, ma non è così scanzonato come qualcuno ha voluto far credere. "Pranzo di ferragosto" è un piacevole intrattenimento, fresco e spigliato, ma anche un monito che è improprio affrontare con indolente frivolezza.



(di Lorenzo Donghi )


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