PIETRO
 
locandina Pietro

recensione Pietro

 
C'è molto di più di una storia drammatica nel lungometraggio di Daniele Gaglianone. Pietro è una lezione di vita, umile e cruda come le cose che fanno più male e che restano impresse, da cui si può sempre imparare qualcosa. È un film che attanaglia minuto dopo minuto poiché esprime con estrema semplicità il dramma della solitudine e della sopraffazione. Ci si rende conto che il dolore esiste e lascia eterne ferite che bruciano come sale sulla pelle di chi le porta. La macchina da presa non si trasforma solo negli occhi ma anche nel cuore di chi osserva il disagio sociale di Pietro, il fratello tossicodipendente che lo umilia e le gesta di un sadico datore di un mortificante lavoro in nero. La delicatezza e l'angoscia di certe situazioni non potrebbero essere espresse con la stessa efficacia attraverso dei semplici dialoghi, ed è per  
 
questo che l'animo di un regista sensibile come Gaglianone si serve di lunghe pause in cui lo schermo è completamente nero, assordanti silenzi, inquadrature sfuocate. Lo spettatore si sente soffocare, ha solo pochi minuti di tempo per capire di trovarsi in una squallida periferia dove vivono gli ultimi e poi si lascia trascinare dall'improvvisa assenza di rumore quando un ragazzo disadattato cerca un abbraccio in un   recensione Pietro
locale strapieno di gente mentre tutti lo prendono in giro, dalla sordità che accompagna l'impugnatura di un coltello appuntito, dall'immagine confusa di quando si arriva all'esasperazione e, complice la debolezza, c'è un bastone che non smette più di picchiare. Tutto avviene lentamente, con lo stesso criterio di come contano i paracadutisti quando stanno per atterrare: milleuno, milledue, milletre, tutti i numeri con il mille davanti per non rendere la conta troppo affrettata; così fa Pietro per accettare un destino che lo distrugge come se fosse il peggiore dei mali. In concorso al Festival del Film di Locarno 2010 e con un gruppo di attori che derivano dal cabaret ora così drammaticamente toccanti e pungenti, Pietro rappresenta una delicata riflessione sulla vita che riserva scelte inevitabili, che si potrebbe cambiare o che porta ad un livello di sofferenza tale da non esserne più coscienti e induce a drastiche prese di posizione. Pietro è una battaglia che appartiene ad ogni uomo, il bullo e il barbone deriso in metropolitana, lo sbruffone e il ritardato che consegna volantini per strada per guadagnare poche monete, chi crede nei valori e chi si brucia tutto quanto per un'altra dose. Un ciclone da cui si resta abbattuti e verso cui si desidera fare qualcosa. A Pietro lo spettatore vorrebbe dare i propri occhi per vedere quello che lui non riesce a vedere, ma poi è lo stesso protagonista che dimostra come si osserva; si confessa seduto su una sedia, mescola coraggio e desiderio di normalità, ciò che sfugge più facilmente a chiunque. Soprattutto insegna la capacità di saper apprezzare l'acqua che scroscia da una fontana, la passione per il disegno, la capacità di trovare l'amore, nonostante tutto e in qualunque situazione e di sopportare un lavoro avvilente senza il minimo rancore perché indispensabile. Non importa come andrà a finire, se ne resta scottati già dal primo capitolo del film e difficilmente va via una scottatura.

(di Andrea Dispenza )


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