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Per Sofia. Per l'amore per la musica e per la vita. Per la Sardegna e per un territorio ricco di profumi, armonie, ricordi. Per una tenera vecchina che nasconde malinconia e saggezza, per il fabbro del paese che esercita il suo mestiere nell'officina ereditata dal padre con ancora i vecchi strumenti di lavoro e per le donne che lavano i panni al ruscello e cantano antiche nenie dedicate ai morti di quella terra. Insomma, per le origini della regista a cui dedica la sua opera prima, trascinando il cuore verso tradizioni, folklore, dialetti della gente sarda, ospitale, spontanea, innamorata di una natura incontaminata. Ilaria Paganelli dedica a tutto questo la sua prima pellicola, lo racchiude nel nome di una donna di cui nessuno sa pił nulla, Sofia, ma le cui note del pianoforte si sentono ancora tra il ruscello di Sadali, la piazzetta e la chiesa |
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campestre di Esterzili, le scogliere di S'Archittu e Torre del Pozzo. Qui si rifugia Isak, un giovane compositore sottomesso alle autorità di un padre autoritario, per intossicarsi dell'amore per il suo violino e delle note che compone, che nascono a poco a poco a piedi nudi sulla sabbia e sulla terrazza che si affaccia sugli scogli che, schiantandosi su quel mare così limpido,
formano un panorama suggestivo, imperiale, magico. |
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Persone e scenari semplici diventano i colori per dipingere nuovamente la propria personalità umana e artistica, tra purezza, fascino e mistero. Mentre il maestrale soffia sulle emozioni del ragazzo e stimola i suoi sentimenti, infatti, dalla casa abbandonata vicino si ode una musica struggente, ed è così tutte le volte, per poi interrompersi bruscamente in un passaggio. Alle note di Isak e al sapore della vita di un'isola spesso cotta dal sole, s'intreccia il racconto di una giovane coppia che viveva su quella scogliera molti anni prima, John e Sofia, innamorati della vita e anche loro della musica, interrotta all'improvviso come il loro destino per una tragica fatalità. L'amore incontra il dolore, la sofferenza incontra la speranza, il passato incontra la paura di essere smarriti che Isak sente oggi. Le note del suo violino incontrano quelle del pianoforte che Sofia accarezzava nello stesso paradiso tanti anni prima. Il ragazzo incontra Letizia, la vecchietta saggia e tenera che lo protegge e che gli racconta delle melodie che si sentivano per i campi prima della scomparsa della donna e soprattutto della necessità di sentirle ancora. Questa fusione tra realtà e suggestione rende il film una sorta di manifesto nei confronti dell'amore per la vita: la morte può spezzare la serenità, il dolore offusca un sentimento materno, la crisi esistenziale provoca un desiderio di abbandono, ma dalla crisi deriva il bisogno di realizzare i propri sogni, l'amore riesce ad essere più forte della morte, sopravvive alla morte grazie al ricordo. Così la musica che può di nuovo emozionare, permette di crescere e vivere perché come l'amore è per sempre. A questo si aggiunge un finale inaspettato che si carica di un significato ulteriore: la ricerca della propria identità, come accade per Isak, spesso coincide con il confronto con le proprie radici. Lezioni di vita semplici ma efficaci, che la regista pone delicatamente e su cui non si può sorvolare, e lo fa parlando dell'amore di ieri, di oggi, con le note di un violino e di un piano. A questo si aggiunge la terra: abitazioni, arredi, costumi di pizzo e fazzoletti ricamati, fatti di piccoli e caratteristici centri storici che si sono prestati alla troupe e sono apparsi sullo schermo, le stesse botteghe e usanze della vita di tutti i giorni di una Sardegna caratteristica e amabile. Le comparse sono gli abitanti di quei territori che hanno interpretato loro stessi, la regista ha saputo valorizzarne l'autenticità e le consuetudini, ma anche il patrimonio culturale ancora puro che sta scomparendo soffocato dalla globalizzazione. Di fronte a questo passa in secondo piano la scelta di alcuni attori un po' troppo discutibili, dalla recitazione a volte un po' forzata, lontani anni luce dall'idea di un ricordo da conservare come si è fatto per Sofia.
(di Andrea Dispenza)
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