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A scorrere la filmografia di Tony Scott, fratello minore di Ridley (minore in tutti i sensi), da "Top Gun" a "Deja vų", le pellicole decenti si contano sul palmo di una mano. Molte di pių quelle caratterizzate da un becerismo di fondo che reiterato caparbiamente nel corso degli anni si č innalzato a cifra stilistica, fatta di ricorso massiccio ad un' ipertecnologia improbabile, uso ossessivo della moviola per accelerare e rallentare con scatti improvvisi lo scorrere del nastro, scene d'azione vecchia maniera con ancora una parvenza di struttura e qualche pretesa di introspezione (tutte cose che un Michael Bay ignora scientemente), fotografia patinata, retorica yankee quanto basta divisa in parti uguali tra machismo e buoni sentimenti. Non sgarra di un millimetro questo "Pelham 123" (l'orrendo titolo fa riferimento al |
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capolinea di una linea
della metropolitana newyorkese), rifacimento de "Il colpo della metropolitana" con Walter Matthau, anno 1974, sceneggiato nella sua versione moderna da uno specialista come Brian Helgeland. Al posto di Matthau troviamo il bravo Denzel Washington alla sua terza prova quasi consecutiva con Scott, ancora ad impartire ordini davanti a un megaschermo per cercare di tirare fuori le
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castagne dal fuoco. Le castagne in questione sono un gruppo di ostaggi e il fuoco un cattivissimo John Travolta intenzionato a non farsi scrupoli se non gli si consegna il riscatto nel tempo prestabilito. C'è poco altro e anche quel poco vacilla. Qualche sproloquio sulle responsabilità di chi fa cosa (è la città di New York che lo ha ucciso, urla il folle sequestratore dopo aver sparato al malcapitato macchinista), Travolta che dà di matto, Denzel Washington inciccionito in modo preoccupante (ciò nonostante non ha perso l'espressione spocchiosa) che prima del momento ferale telefona alla moglie per dirle di dire al figlio come si deve battere a baseball (patetico? Sì abbastanza), John Turturro nel consueto ruolo del gran capo che chiunque prende a pesci in faccia, caratteri mal abbozzati, situazioni prima introdotte e poi lasciate cadere, l'ormai prevedibile e inverosimile inseguimento finale col mite controllore che da mite e da controllore si trasforma in super eroe: salva tutti, inchioda il cattivo, si emoziona per i ringraziamenti del sindaco e così, emozionato, se ne torna a casa in metropolitana, felice di aver fatto il suo dovere, con i suoi due litri di latte fresco per far felice anche la moglie.
(di Mirko Nottoli)
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