PAURA PRIMORDIALE
 

recensione paura primordiale

 
Un coccodrillo. Un grande, gigantesco coccodrillo di nome Gustave attira l’attenzione dell’opinione pubblica. Una troupe statunitense decide di andare in Africa, dove l’animale vive, per catturarlo con l’immagine. Ma il coccodrillo, questo mostro che miete vittime, è molto pericoloso e non sarà facile fare un buon servizio e, allo stesso tempo, portare a casa la pelle. A complicare le cose è non tanto l’incontrollabilità della natura quanto il caldo contesto politico-sociale in cui la troupe va a cacciarsi. Paura Primordiale è un horror-thriller che, sulla scia di Lo Squalo e Anaconda, cerca nella natura selvaggia e ingovernabile la suspence. L’idea di un coccodrillo lungo otto metri e con 300 vittime sulla coscienza (ma pare sia tratto da una storia vera) non è molto originale e il legame che il regista forzatamente tesse con il contesto  
 
politico africano non regge. Il tema del mostruosità che l’uomo non può dominare, quasi fosse la vendetta della natura troppo spesso maltrattata dagli esseri umani, sembra essersi esaurita o comunque è lontana dalla novità rappresentata dal film di Spielberg. Pur regalando momenti emozionanti e notevoli squarci del bellissimo paesaggio africano (che avevamo già potuto ammirare in un altro  
horror uscito quest’anno: Ghost son di Lamberto Bava) non si può dire che nel complesso il film sia soddisfacente. La pellicola è diretta da Michael Katleman, già conosciuto dal pubblico televisivo per il serial Smallville. Gli attori non sembrano molto a loro agio nel calarsi in personaggi che non hanno alle spalle una solida sceneggiatura. L’unica cosa che sembra salvarsi è, come abbiamo detto, la fotografia ma, purtroppo, Paura Primordiale non è un documentario sull’Africa.

(recensione di Delio Colangelo )

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