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Il 22 Gennaio del 2008 l'attore non ancora premio Oscar Heath Ledger muore a causa di un'overdose accidentale di farmaci, come poi scriveranno i giornali, facendo letteralmente schizzare alle stelle l'interesse per "Il Cavaliere Oscuro" di Christopher Nolan e, a detta dei maligni, valendogli la nomination, e poi la vittoria, agli Academy Awards. Il film avrebbe dovuto essere, a rigor di logica, il suo ultimo e fortunatamente, dato il riscontro positivo di pubblico e critica, fu uno splendido - e inaspettato - canto del cigno, un tributo a un attore potenzialmente geniale ma prematuramente scomparso. Certo č che l'interpretazione viscerale e inquietante dell'acerrimo nemico del Pipistrello, Jocker - lontana da quella pur splendida di Jack Nicholson - colpisce l'immaginario collettivo, stabilendo cosė |
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un rapporto osmotico tra persona e personaggio capace di risalire la china fino ai motivi fondanti del character , cambiandone i connotati. Ma se la morte dell'attore da una parte pone non pochi problemi qualitativi a voler eventualmente riutilizzare cinematograficamente l'endiade Jocker-Batman, dall'altra invece, per una piccola produzione che in quei giorni da Londra si stava trasferendo a Vancouver per completare un
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lavoro a metà, fu una vera e propria catastrofe. Infatti il connubio a quattro mani tra Terry Gilliam - anche regista - e Charles McKeown, insieme sceneggiatori di "Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo", stava dando i frutti sperati, basando, a discapito del titolo, gran parte del coinvolgimento narrativo sulla figura scanzonata e misteriosa di Tony (Heath Ledger): mancato suicida dall'irresistibile fascino che si propone di salvare il teatro itinerante del millenario Parnassus e insieme a questo anche l'anima della figlia Valentina (Lily Cole), bramata dal diavolo. Ora, non è difficile immaginare che la scomparsa prematura dell'attore avrebbe decretato la fine delle riprese, se solo l'ostinazione di Gilliam padre e di Gilliam figlia (produttrice) più la volontà di tre amici di Ledger, non avessero concorso a risollevare le sorti dell'intera produzione. Il risultato? Qualcosa di profondamente diverso dagli obiettivi originali. Chiunque conosca i lavori di Terry Gilliam non fa fatica a individuarne il potenziale immaginativo. Dai tempi degli intermezzi surreali tra le ondate di comicità del Monty Python's Flying Circus, attraversando la pura fantascienza di "Brazil", la fama del regista statunitense - naturalizzato britannico - non ha fatto altro che crescere, oscillando spesso pericolosamente tra il successo e la disfatta. "Parnassus" in questo continuum prolifico si presenta come un genuino frutto della sua immaginazione e della sua abilità e non è un caso quindi che le aspettative fossero alte e il lento travaglio... seguito con il fiato sospeso. Non un film complicato, insomma - fantasia e immaginazione spinte agli eccessi, barocchismo scenografico e commistione di molteplici elementi in un calderone brillante e ricco di vitalità - ma una difficile valutazione. Se da una parte il film incanta e diverte, catturando il cuore degli spettatori, dall'altra è lecito chiedersi quanto di tutto questo appartenga al film e quanto alle vicende autobiografiche - tragiche - di Heath Ledger. Il cast d'eccezione che sostituisce l'attore australiano, Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell, svolge un magnifico lavoro, per quanto limitato, ma che purtroppo soffre di tutti gli arrangiamenti dell'ultimo minuto. Difficile far finta che sullo schermo ci siano le tre raffigurazioni dell'animo di Tony, piuttosto che tre importanti divi hollywoodiani riuniti religiosamente nella stessa pellicola dalla casualità della fortuna. Certamente tutto questo nulla toglie alla qualità oggettiva del film, ma sicuramente lo trasforma in qualcosa di diverso, di valevole a priori. Andando al di là degli aggiustamenti narrativi infatti, che comunque filano e funzionano, non si riesce a ignorare l'insolita congiunzione astrale che ha generato la pellicola, la stessa che rischia di pilotare il gradimento della platea, indipendentemente. Pellicola attraente e visivamente magnifica, meravigliosa fiaba contemporanea dagli spunti morali. Ma soprattutto, l'ultima testimonianza di un lodevole Heath Ledger.
(di Marco Trani)
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