|
|
|
 |
Locandina "Offside" |
|
|
|
Orso d’Oro a Berlino 2006, solo ora “Offside” di Jafar Panahi, arriva nelle sale italiane. Condannato in Iran per aver partecipato ai movimenti di protesta contro il regime iraniano, Panahi riceve, nel 2010, come condanna l’interdizione a scrivere, dirigere e partecipare ad ogni forma di attività che sia messaggio e simbolo di libertà ed indipendenza intellettuale. “Offside” è, come tutti i film del regista iraniano, un film denuncia. Non siamo di fronte al dramma di otto giovani donne iraniane nella tenebrosa Teheran del fanatismo religioso come Panahi racconta nel suo piccolo capolavoro “Il Cerchio”, dove incubo e normalità coesistono in maniera angosciosa. “Offside” è il racconto di un momento goliardico vissuto per una partita di calcio allo stadio di Teheran, dove una ragazza per assistere alla partita si traveste da |
|
|
|
“ragazzo” e come lei si travestono altre giovanissime tifose. Purtroppo, durante la perquisizione al checkpoint, vengono scoperte e confinate in una specie di recinto, guardate a vista da giovani soldati. Ed è proprio in questo spazio franco, una sorta di non luogo, che avviene un divertente e incalzante confronto tra le giovani ragazze e le guardie, in un susseguirsi di botta e risposta su un sistema di valori |
|
 |
|
assurdo e limitante per le donne, che devono sottostare a leggi morali frustranti ed emarginanti. Tuttavia, nonostante il film affronti le limitazioni ed i divieti inflitti al genere femminile, regole oggi vigenti in Iran, “Offside”, nel suo sapiente ed accattivante dinamismo rappresentativo del confronto verbale nei concitati dialoghi tra i due generi, riesce come commedia audace e squisitamente provocatoria. Le donne in Iran non possono assistere alle partite di calcio perché il linguaggio maschile è sboccato ed irriverente, gli stadi sono luoghi solo maschili, tanto che la giovane guardia che accompagna una delle ragazze al bagno, le fa mettere una specie di maschera posticcia perché non sia riconosciuta come donna. Inoltre si accerta che non vi siano maschi all'interno dei bagni, e che questi non possano entrare fino a quando la ragazza non sia uscita fuori dai gabinetti. Panahi riuscendo con arguzia e sconcertante semplicità a denunciare un sistema privo di valori democratici, nello stesso tempo presenta coscienze in cambiamento, coscienze femminili, che in Iran lottano per i propri diritti, ma anche coscienze maschili che, in questo contesto, coinvolti dal clima festoso della vittoria della squadra iraniana, si lasciano trasportare da una sensibilità ormai quasi matura a riconoscere l'assurdità di certi divieti e punizioni inflitti al genere femminile. Ed è così che nel finale Panahi osa una possibilità agognata, sognata. Quasi rende fattibile una trasformazione ragionata di un sistema che nega diritti civili e sociali, e che questa trasformazione possa avvenire senza spargimenti di sangue e senza lotte. Un giorno di allegria condivisa, un momento goliardico per la vittoria di una partita di calcio, l'euforia accomuna tutti, uomini e donne, che, senza pregiudizi e divieti legati a forme di potere, non s'interrogano sul perché partecipano e gioiscono. “Offside” è anche questo, un andare oltre il momento storico di chiusura e negazioni e rappresenta nel suo colorito e simbolico slancio vitale, una speranza futura. Gli attori meritano riconoscimenti del tutto positivi per aver saputo rendere in maniera vera e verace l'atmosfera conflittuale, smorzata alla fine da sentimenti di appartenenza condivisi. Panahi è una firma autorevole del cinema iraniano, i suoi film sono ritratti di grande finezza psicologica e delicata poesia, con “Offside” firma una commedia che entusiasma e convince.
(recensione di Rosalinda Gaudiano )
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "Offside"!
- Consulta tutte le recensioni |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2011.
Recensioni e articoli, tutti i diritti sono riservati.
|
|
|