NOTTE BRAVA A LAS VEGAS
 
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recensione: notte brava a las vegas

 
Dopo aver debuttato con “Starter for 10” (premiato dal pubblico al Festival di Austin del 2006), Tom Vaughan porta sugli schermi l’inedita coppia Diaz – Kutcher in una commedia romantica scritta da Dana Fox (“Un amore in prestito”). La vicenda, nonostante il titolo, si svolge principalmente a New York, nella quale vivono Joy (Diaz) e Jack (Kutcher). Joy, scaricata dal fidanzato poco prima del matrimonio, decide di recarsi a Las Vegas con la sua amica Tipper per dimenticare quanto è successo. Lo stesso vale per Jack, reduce da un licenziamento in tronco, nonostante il suo datore di lavoro sia proprio suo padre. Ovviamente i due si incontrano nel loro viaggio e, completamente ubriachi, finiscono per sposarsi. Il tutto è aggravato (sempre se è lecito affermare una cosa del genere) da una vincita di 3 milioni di  
 
dollari alla slot machine che li obbliga alla convivenza forzata per sei mesi. Va da sé che i due giovani finiranno per innamorarsi nonostante le continue liti e i tentativi di accaparrarsi il malloppo. E, tra un campionario di banalità e momenti stucchevoli, il vero amore sarà destinato a trionfare, con l’insoddisfazione di chi si aspetta, giustamente, un minimo di originalità in un panorama ormai saturo che si limita a   recensione notte brava a las vegas
riprendere le medesime storie e a sfruttarle all’inverosimile, puntando unicamente sulla confezione inappuntabile e sulla caratura degli attori (più che sulla bravura). E, purtroppo, “Notte brava a Las Vegas” è l’ennesima dimostrazione della difficoltà di riproporre la commedia sofisticata senza cadere nei soliti cliché e, soprattutto, senza poter contare sul garbo e sull’eleganza di un genere che ha fatto storia e che ultimamente barcolla un po’ (salvo rare eccezioni). Stupisce quindi che un’attrice del calibro di Cameron Diaz, abituata a contesti molto più intriganti e di valore, abbia accettato un film che non ha nulla da dire e che punta esclusivamente sul ritmo e su una serie di momenti comici, spesso alquanto insipidi. Oltretutto l’idea di base, nata anche, a detta della sceneggiatrice, dal fulmineo matrimonio di Britney Spears, è piuttosto banale e tesa allo sfruttamento di un tema, reso con la famosa frase “quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas”, ormai abusato nella Hollywood contemporanea. Insomma, “Notte brava a Las Vegas” è un’opera destinata solo a chi vuole distrarsi un po’ e ai/alle fan dei due protagonisti.


(recensione di Sergio Grega )


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