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NOTIZIE DEGLI SCAVI - RECENSIONE |
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Locandina "Notizie degli scavi" |
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notizie degli scavi - recensione
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E' un sinuoso gioco di perversioni e di fragilità, la storia raccontata da Franco Lucentini nel bel racconto "Notizie degli scavi". Ed è una traduzione che rispetta l'anima poetica dell'originale, quella tentata da Emidio Greco nell'omonimo adattamento cinematografico. Sorretta da un protagonista eccezionale, la pellicola, presentata all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, ricama sul motivo eterno della solitudine e sugli improbabili rimedi che gli esseri umani si inventano per lenirla. Giuseppe Battiston (volto, mimica e fisicità tra i più intensi e versatili del nostro cinema) è "il professore": un grigio esempio di mediocrità postmoderna incrociato con lo spirito aereo di un romantico d'altri tempi. Un uomo che unisce la grettezza del vile alla dignità del sognatore. Anche il suo lavoro è un mix di bassezza e soavità romanzesca: "il professore" è il |
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factotum di una casa d'appuntamenti. La sua vita contesa tra infelicità e monotonia subisce una scossa dall'incontro con la Marchesa: una bella prostituta quasi uccisa dal mal d'amore. Toccato dalla disgrazia della giovane e non meno dal suo fascino, l'"uomo senza qualità" si mobilita per assisterla. E da questa opera finto-vero assistenziale nasce una sintonia sbilenca, uno strano modo di guardarsi, capirsi e volersi bene. |
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Ma il vero colpo di coda, il nostro lo incassa da un altro e più imperiale tipo di bellezza: quello vetusto, granitico, nostalgico, dei resti archeologici di Villa Adriana, in quel di Tivoli. Mentre la Marchesa intrattiene dei clienti, il suo chaperon si immerge in un'improvvisata visita ai ruderi del passato. E assieme ai reperti, lascia che i suoi passi inciampino sui brandelli di una coscienza frustrata, sulle tracce di un'identità diluita nella sfiducia e nella rinuncia. E' un percorso di straordinaria simbolicità, quello inventato da Lucentini. E il regista Greco calca sapientemente la mano sugli apici figurativi della storia: dall'espressione abulica del protagonista alla magnificenza discreta e silente degli scavi. Ambra Angiolini, che al cinema sembra aver definitivamente imboccato la via (e le smorfie) della "bella e disperata", lavora per abbassare la qualità della recitazione. Finendo però soltanto, nel confronto assolutamente impari con l'egregio Battiston, per ribadire la sua poca incisività.
(recensione di Elisa Lorenzini )
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