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Non č mai facile fotografare il proprio tempo. Troppo vicino, troppo presente, troppo partecipe. Ci riesce invece, e anche bene, Piergiorgio Gay con questo Niente Paura, un documentario che č un viaggio nell' Italia degli ultimi anni, scandito dalle canzoni di Luciano Ligabue (belle le prime, molto meno le ultime) che racchiude il senso della pellicola in "Buonanotte all'Italia", attraverso immagini di repertorio e interviste a personaggi famosi e non. Margherita Hack e Fabio Volo, Paolo Rossi e Umberto Veronesi, Don Ciotti e Carlo Verdone, Giovanni Soldini e Roberto Saviano. Ci riesce forse nel modo pių semplice e intelligente, senza seguire un vero e proprio filo logico, senza nessuna tesi da dimostrare o argomentazione da difendere, senza neanche puntare il dito contro qualcuno in tono accusatorio, bensė lasciando che |
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siano le immagini e le storie a parlare, confezionando un film che appare obiettivo e personale al contempo. Perché le immagini non hanno certo bisogno di commenti, parlano già benissimo da sole, basta la poesia spicciola e concreta di Ligabue ad accompagnarle in sottofondo. 1991: la nave Vlora col suo carico di ventimila disperati. 1992: le stragi di Capaci e di via Amelio. 2008: l'irruzione della polizia nella |
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Caserma Diaz durante il G8 di Genova. 1980: la strage di Bologna; 2010: i fatti di Rosarno. Sequenze agghiaccianti impresse nella mente di tutti ma che è bene rispolverare di tanto in tanto perché tendiamo a dimenticare sempre troppo in fretta. Ne deriva l'immagine di un Paese a pezzi, sulle ginocchia, minato da corruzioni, giochi di potere e opportunismi di comodo, un paese dove gli articoli della sua costituzione sembrano diventate barzellette che fanno poco ridere. A rileggerli si prova quasi un senso di vertigine tanta è la distanza che ci separa, che separa quel mondo preconizzato e questo reale. Si ricorda Berlinguer e sembrano passati secoli. La speranza, la passione, l'idealismo di allora sembra si siano disciolti nel breve giro di un lustro. Eppure, vai ad una qualsiasi festa dell'unità e ancora oggi vedi migliaia di persone che lavorano come volontari, amareggiate e disilluse forse (certi politici non se li meritano proprio i loro elettori), ma animate sempre da quella medesima idea che conservano dentro se stesse, l'idea di un mondo migliore, più onesto e più giusto. Questo è quello che il film rivela pur senza gridarlo esplicitamente: che nonostante le brutture che ci circondano, le ingiustizie e le vigliaccate che siamo costretti a subire, continua ad esserci un sacco di gente comune che non s'arrende, che di fianco ai tanti che cercano scorciatoie per raggiungere fama e soldi facili, ce ne sono altrettanti che continuano a cercare la felicità nelle piccole cose e che credono che una vita vissuta onestamente sia l'unica vita degna di essere perseguita. I mediani, direbbe Ligabue. Sono quelli che applaudono la polizia all'arresto del capo mafia locale, sono i poliziotti che esultano, sono quelli che applaudono il giudice Caponnetto al palazzo di Giustizia di Palermo, è Caponnetto stesso che si scusa per aver detto in lacrime "è tutto finito" alla notizia della morte di Paolo Borsellino, sono i tanti in piazza per i funerali di Guido Rossa, operaio e sindacalista, è Beppino Englaro, è il ragazzo che si commuove al ricordo di Marco Pantani, morto da solo in un residence di Rimini, il 14 febbraio. Il giorno di S. Valentino. E' grazie a tutti costoro, se possiamo dire, pur con un filo di voce, Niente paura.
(di Mirko Nottoli )
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