NEVER BACK DOWN
 
locandina never back down

recensione never back down

 
Spinto dall'enorme successo che sta avendo neli Stati Uniti ( e dove sennò!), dove il fenomeno MMA, ovvero arti marziali miste, è in crescita esponenziale, il regista Jeff Wadlow ha pensato bene di ricamarci su un film. Purtroppo però per fare un buon film servono vari elementi, non solo il "fenomeno" del momento: e questi elementi mancano. Tutti. Dalla trama, troppo esile; dalla regia, di stampo molto elementare; dall'originalità, assolutamente assente. Jake Tyler, interpretato da Sean Faris ("I tuoi, i miei, i nostri"), ha sofferto la perdita del padre, morto in un incidente d'auto. E si sente colpevole, perché avrebbe potuto evitarlo. Per questo se la prende con tutto e con tutti, facendo esplodere quella rabbia soppressa che lo accompagna da allora in scatti di rabbia difficili da controllare. All'ennesimo cambio di scuola si ritrova  
 
a poter "esprimere" questa rabbia nelle arti marziali miste, che imparerà ad usare per difendere le persone che ama. E le impara grazie all'aiuto del maestro Roqua, interpretato dal bravo Djimon Hounsou, candidato all'Oscar due volte di cui l'ultima per "Blood Diamond" del 2004, che rappresenta per lui quella figura paterna che gli è venuta a mancare. Queste arti marziali miste, un mix di kickboxing, karate,   recensione never back down
tae kwon do, wrestling e altre ancora, sono si al centro dell'attenzione, occupano gran parte della pellicola mostrando la preparazione, le varie tecniche e le tattiche. Ma avevano bisogno di una sceneggiatura decisamente migliore. Lo sfondo dei soliti liceali americani iper-viziati, feste in continuazione, ragazze che girano in bikini, la storia d'amore tra la bellissima Amber Heard, la donna del "cattivo"di turno, che si innamora del ragazzo respinto da tutti, in lotta contro se stesso e contro i suoi ricordi, sa molto, troppo, di qualcosa visto e rivisto. Assistendo alla pellicola non può non venire in mente il memorabile "Karate Kid" del 1984 diretto da John Avildsen. O addirittura gli incontri proibiti di "Fight Club". Di sicuro è un film che può avere presa tra i più giovani: l'uso sfrenato del telefono cellulare per riprendere qualunque tipo di scena da mandare poi su Youtube ne è il perfetto esempio. E tutto sommato la parte migliore del film sta proprio nei combattimenti, cosa che per prima colpisce i più giovani. Ma assolutamente da evitare se si è in possesso di un cervello e della voglia di assistere a qualcosa di nuovo.



(di Mauro Missimi )


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