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Di
buone storie
e buoni film
il cinema italiano
ne ha disperatamente
bisogno. È
tanto ormai
che lo si continua
a dire e ribadire,
così
tanto da essere
diventato luogo
comune. Ma quando
deludono anche
film che - potenzialmente
- avrebbero
potuto dimostrare
qualcosa in
più,
allora forse
viene da pensare
che non lo si
sia detto abbastanza.
Così
“Nelle
tue mani”,
di Peter Del
Monte, lascia
alquanto perplessi.
Teo (il monoespressivo
Marco Foschi),
uno studente
di astrofisica,
viene investito
da Mavi (una
Kasia Smutniak
odiosa e amabile
al punto giusto),
che lo soccorre,
lo porta in
ospedale e poi
sparisce. Ma
il colpo di
fulmine è
in agguato,
e il giovane,
benché
già fidanzato,
la cerca, la
segue, la incontra,
la fa innamorare.
Si sposano,
hanno una figlia,
ma Mavi rivela
da subito un
carattere problematico
che li porterà
al |
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Rarefatto
e respingente
cinema didascalico
con punte di
emozioni e empatia
capaci di raccontare
senza spiegazioni
e ridondanze,
un amore strambo
e contraddittorio,
immenso e piccolo.
Mavi (Kasia
Smutniak non
solo bella ma
capace di trasmettere
sensazioni)
fa la cameriera
e sbarca il
lunario, e Teo
(il bravo Marco
Foschi visto
in “Fame
Chimica”)
prossimo alla
laurea in astronomia,
incocciano l’uno
nell’altra
dopo un incidente
di macchina,
vecchio espediente
narrativo ormai
in abuso e disuso.
I due ragazzi
si attraggono
e si innamorano.
Decidono di
metter su famiglia.
Nasce anche
una piccola
creatura. Il
titolo “Nelle
tue mani”,
che ha goduto
di un passaggio
al Festival
di Torino 2008,
allude alla
fiducia reciproca
come presupposto
per il funzionamento
di un rapporto
equilibrato.
Presto, la ragazza
comincia a |
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divorzio, e
da quel momento
a vivere una
vita tra alti
e bassi, mantenendo
sempre più
o meno i contatti.
La storia non
sarebbe nemmeno
troppo banale
(a parte il
solito incidente,
che nell’immaginario
cinematografico
pare essere
diventato l’unico
modo per incontrare
qualcuno), se
solo si fosse
concentrata
l’attenzione
sul tema più
interessante,
ovvero il rapporto
tra i due giovani
e il bisogno
di Mavi, ai
limiti della
patologia, di
mettere la sua
vita nelle mani
di qualcuno.
Invece tanto
tempo perso
in digressioni
inutili, unito
a scelte del
regista che
nel complesso
rendono il film
tecnicamente
contradditorio:
buono il salto
temporale da
una scena all’altra,
ma inspiegabili
i minuti spesi
a farci vedere
il protagonista
intento a scrutare
dati che si
cancellano sul
computer. E
ancora, delicato
e rispettoso
il lasciar solo
intuire quanto
è accaduto
o sta accadendo
(come nelle
scene d’amore,
o cosa si cela
dietro il rapporto
tra Mavi e il
padre), ma senza
senso far vedere
la protagonista
lanciare bottiglie
contro una casa
per oltre cinque
minuti. Se dunque
in certi punti
Del Monte alleggerisce,
nella maggior
parte purtroppo
appesantisce
il film. Che
invece di coinvolgere
ed emozionare,
disturba ed
esaspera per
la sua lungaggine,
al punto da
farti controllare
l’orologio
dopo appena
mezz’ora
dall’inizio.
E così
“Nelle
tue mani”,
nelle nostre
di mani, lascia
il senso di
un’occasione
mancata.
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film "nelle
tue mani"!
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tue mani"! |
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dare segni di
dissesto emotivo:
è ossessiva,
gelosa, vendicativa.
Lascia la piccola
chiusa in casa
per andare a
fare una telefonata,
si trascina
da una irresponsabilità
all’altra
con l’anima
sporcata da
un segreto indicibile.
Lui, dopo che
si saranno lasciati
e feriti non
solo psicologicamente,
continuerà
a coltivare
l’ossessione
del loro rapporto.
Peter del Monte
avvezzo a esperimenti
cinematografici,
“Controvento”
“Giulia
e Giulia”,
costruisce e
dilata in un
arco temporale
di dieci anni,
un rapporto
complicato,
esagerato e
esasperato scegliendo
i toni supponenti
dei silenzi,
raccontando
per sottrazione
il disagio e
l’incapacità
della comunicazione.
Mestiere e ricercatezza
profusi a grandi
mani. Innegabile
capacità
narrativa alienata
dalla forte
e fredda componente
manieristica
e da alcuni
nuovi luoghi
comuni: l’accusa
alla morale
cattolica, il
rapporto di
una sera che
sfocia in gravidanza,
i risvolti sentimental-ricattatorii
alla Adele H.
Molta carne
al fuoco, molte
ambizioni, molte
perplessità:
si oscilla tra
velleità
autorali e la
miglior fiction
televisiva possibile.
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