MY FATHER
 

my father recensione

 
Trasposizione per immagini del romanzo “Papà” di Peter Schneider (edito in Italia da E/O) che rielabora il diaro, le fotografie ma soprattutto la testimonianza di Herman Mengele, figlio del Dottor Morte (colui che compì atroci esperimenti genetici nel campo di concentramento di Auschwitz) durante il loro drammatico incontro avvenuto negli anni settanta. Il tentativo è quello di trasmettere lo sconvolgente carico emotivo che li coinvolse. Thomas Ktreschmann (ricordate l’ufficiale nazista de “Il pianista” e il capitano della Venture di “Kink Kong”? E’ lui) asserve sguardo azzurro e incredulità, vestendo i panni del figlio diviso tra l’odio e il desiderio di comprensione, mentre Charlton Heston (più di un brivido d’inquietudine ci attraversa la schiena nell’immaginarlo in divisa da SS o col camice bianco) è il controverso e grani-  
 
tico padre che mai negherà il proprio operato né cederà al pentimento. La regia di Egidio Eronico parte con la volontà di dare un taglio documentaristico alla vicenda ma sbaglia i tempi e grava la visione di continui flashback, non sempre lineari e riconducibili ai fatti sottolineati. Verso la metà della pellicola prende un’altra strada: delega agli attori sfumature, sensazioni e la ridda di sentimenti dolorosamente contra-  
stanti che frantumano coscienze in mille pezzi. L’indecisione, finisce con l’annegare il potente pathos del dramma nella melassa vischiosa della pesantezza. In “My father” il rapporto padre/figlio non riesce mai realmente a perforare la nostra compassione che invece, tutta, conferiamo alle reali vittime senza retorica alcuna né attenuanti revisionismi del caso. Un barlume di essenza, forse, rimane incastonata nella scena del tentato suicidio/omicidio mentre il Dottor Orrore dorme sul pavimento per lasciare il letto al figlio o quando egli stesso, scienziato cannibale dei geni altrui, ammette con candore di aver paura a dormire solo. I dialoghi troppo verbosi disperdono le domande sbagliate e un finalone edipico - con una bizzarra ricostruzione alla C.S.I. – rilasciano il sospetto che fin dall’inizio aleggia. Non sapremo mai la verità.

(di Daniela Losini )

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