MOON
 
locandina Moon

recensione Moon

 
Sono tempi bui. La fantascienza è schiava dei dollari aguzzini e il pixel tiranneggia su ogni fotogramma di pellicola. Le produzioni moltiplicano le comparse e le gettano nella mischia, inscenando colossali e ridondanti tripudi di catastrofi, di scoppi fumosi e di agonie di colori brillanti. Tempi cupi regolati dal pressappochismo digitale e dalle noie argomentative, nei quali si aspetta, chini, il prossimo roboante blockbuster che spazzerà via gli ultimi granelli di qualità. Eppure, per chiunque si chieda se sia ancora possibile produrre un buon science-fiction, ritornando per un attimo a quell'epoca d'oro quando la sceneggiatura non era un pretesto e gli effetti speciali erano splendide allegorie: la risposta è, senza dubbio, un sì. E Moon ne è l'esempio. Girato in un mese e con un modesto budget, il film prodotto dalla Sony Pictures vanta due  
 
personaggi: Sam Bell (Sam Rockwell), unica presenza umana - in Moon maratoneta della macchina da presa - e il robot Kevin "Gerty" Spacey. Sam sta per concludere un contratto di tre anni con la Lunar , la principale multinazionale produttrice di Helium-3, carburante pulito ricavato dalle rocce lunari. Senza la possibilità di conversare in tempo reale con la Terra, Sam svolge solitario i suoi compiti in una monotona   recensione Moon
routine, intervallata soltanto dai messaggi registrati che la moglie, Tess Bell, gli invia dal pianeta azzurro. Ma la rigorosa efficienza dell'astronauta comincerà a vacillare: preda di mal di testa e allucinazioni, intraprenderà un cammino di consapevolezza e confronto con se stesso che, in sala, si traduce in novantacinque minuti di puro coinvolgimento. L'essenziale si riduce qui, i fili portanti della trama non sono certo intonsi: di storie simili ne è fornita la letteratura e, in minuscola parte, la cinematografia. Ma l'apparente semplicità narrativa, questa volta, non è un difetto. Vengono in mente i racconti di Fredric Brown, Philip K. Dick o Daniel Keyes, brevi ed essenziali. Equilibrati nel mostrare le mille sfaccettature di un unico evento. Ciò che colpisce di Moon insomma è l'essenzialità, la pulizia visiva e narrativa, l'autosufficienza: "una gemma rara nel genere fantascientifico". E poi la mente corre a Kubrick. Il design della stazione lunare, l'insondabile nero del cosmo, le indecisioni robotiche di Gerty - fin troppo simili, anche se con un esito del tutto diverso, a quelle dell'onnisciente HAL-9000 - i tormenti di Sam e lo splendido ma desolato satellite terrestre, sono elementi così evocativi da non poter essere ignorati: deliberatamente utilizzati come tributo a tanta passata genialità. Per i nostalgici del genere o per i cacciatori di fantascienza pura, Moon è un biglietto ben speso. Espande l'immaginazione, porta a riflettere e, tra luminescenze lunari e profondi neri cosmici, riesce a commuovere.

(di Marco Trani)


- Scrivi la tua recensione del film "Moon"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2008. Tutti i diritti sono riservati.