MILLE MIGLIA LONTANO
 

mille miglia lontano recensione

 
Non solo - di nome - il titolo di uno spettacolo di canto, musica e danza di un’opera della tradizione popolare cinese, ma “Mille miglia…lontano” lo è anche di fatto da quanto ormai siamo abituati a vedere in Occidente. Un inesistente rapporto, probabilmente da sempre, tra genitore e figlio. Quest’ultimo, documentarista, ha una passione antropologica per balli e soprattutto maschere che proteggano dai sentimenti. Il padre, solitario e taciturno, ha un’ultima possibilità di recuperare la distanza affettiva, e ripercorre lo stesso itinerario geografico del ragazzo per un regalo riconciliatorio. Lungo due luoghi fisici. Uno, il carcere dell’irregimentazione e della paura di occhi stranieri che testimonino le condizioni di detenzione. L’altro, uno sperduto villaggio di montagna abitato da gente semplice che, per gentilezza  
 
e generosità, organizza un banchetto collettivo per l’ospite giunto da un’altra nazione. A fare da tramite, due guide le quali, sapute le ragioni del viaggio, nobilmente rifiutano il compenso. Un percorso che è pure interiore, e permette di scoprire similitudini di sangue e la rivelatoria possibilità di creare legami e manifestare i propri stati d’animo. Studi di cinematografia all’Accademia di Pechino, Zhang Yimou è stato  
anche attore e direttore della fotografia, e aveva esordito alla regia con “Sorgo Rosso” aggiudicandosi un Orso d’Oro. Da allora - oltre ad una Nomination all’Oscar – la sua carriera è stato un susseguirsi di premi tra Venezia, Cannes e Berlino. Il soggetto di questo film Yimou lo aveva steso su misura dell’attore Takakura Ken, col quale voleva lavorare da tempo, mentre il piccolo e tenero protagonista è stato scelto tra 70 mila bambini provinati. In sottofondo, il contrasto tra severe e ipocrite autorità attente all’immagine del paese e una popolazione dal cuore grande. Strutturata sulla scrittura dell’acclamato poeta, saggista, romanziere e sceneggiatore Zou Jingzhi, la storia è abbellita da maestosi paesaggi dell’anima e, veicolata dal volto fermo ed espressivo di Ken, arriva - con rispettosa sobrietà - a commuovere profondamente.


(di Federico Raponi )

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