MILK
 
locandina milk

recensione milk

 
Harvey Milk è un nome, un personaggio, un'icona, legato ad un momento storico dell'America degli anni settanta, quando il Movimento di Liberazione Omosessuale statunitense si impone con decisa determinazione per l'attuazione dei Diritti civili e sociali degli omosessuali. Rifiutati, derisi, emarginati, compatiti ed esclusi dai comuni ruoli sociali, gli omosessuali di quegli anni erano destinati alla ghettizzazione, perché considerati pervertiti e malati. La "persona" omosessuale era esclusa da una normale vita di relazione sociale ed anche familiare. Non aveva, quindi, nessuna possibilità di attribuzione di dignità soggettiva, di rispetto e riconoscimento della propria condizione di naturale "diversità". Privata del diritto ad esprimersi, collaborare e provvedere alla propria sussistenza in ogni contesto sociale era vittima di pregiudizi, forme  
 
scellerate di razzismo ed omofobia. Harvey Milk cambiò in modo concreto la storia degli omosessuali di quegli anni. Attivista del Movimento dei Diritti degli Omosessuali, dette voce alla dignità di queste persone, attivando in esse la forza della speranza nel lottare per l'affermazione dei propri sacrosanti Diritti sociali e civili, uscendo da una clandestinità imposta dalla società stessa. "Milk" è un film semplice e pulito,   recensione milk

emozionante e forte nella sua struggente denuncia della realtà e condizione di vita di un'identità rifiutata e ghettizzata da una società chiusa e nascosta dietro un moralismo sordo e disonesto, che si appoggiava ad un puritanesimo bieco e gratuito accusatore. Gus Van Sant, regista di questo film, denuncia la condizione sociale degli omosessuali dell'America anni '70, fa recitare al personaggio "Milk" (Sean Penn) la sua storia di vita. Percorre i momenti cruciali della sua esistenza, le sue passioni più forti, la presa di coscienza del suo ideale, il dedicarsi attivamente ad una causa politica che rendesse possibile e dignitoso, il quotidiano della persona omosessuale. Van Sant, con un'impostazione metodologica che richiama al documentario, costruisce un film centrato sull'identità del personaggio Harvey Milk, per rappresentare il suo sé, il suo mondo, le sue alleanze e battaglie per scavalcare il muro della sopravvivenza ed aprire le porte alla speranza di una vita sociale normale anche per i "diversi" come lui. Egli ha saputo creare l'atmosfera giusta per rappresentare in tutte le possibili forme compositive un film denuncia. Un'opera, che, tutto sommato, gli ha consentito quasi di mettersi in pubblico senza pregiudizi privati, etici o di pudore. Un denudarsi, spogliarsi in ogni senso, attraverso personaggi che incarnano la storia del proprio vissuto personale, nonché attraverso scene che pullulano di masse di persone con le braccia alzate, unite in una moltitudine distinta, a reclamare la legittimazione dei Diritti civili e sociali. Il fulcro dello spazio filmico è Castro, nella città di S. Francisco. Uno dei pochi posti dove i gay in America potevano vivere in relativa libertà. Lì Milk ed il suo compagno Scott Smith aprirono al numero 575 di Castro Street un negozio di fotografia che divenne subito un centro sociale, più che una vera attività commerciale. Spazi e luoghi sono fedelmente ispirati al look ed al clima di quegli anni 70, conferendo al film un realismo convincente. D'altra parte con un direttore della fotografia come Harris Savides, esperto in paesaggi anni '70 ("American Gangster" e "Zodiac"), la partecipazione dello spettatore al contesto filmico è sempre garantita. Interessante l'uso, in alcune scene, della sgranatura dell'immagine, per dare un effetto di pellicola d'epoca. Sean Penn si conferma un mito. Recitazione misurata e nello stesso tempo avvincente, rende alla perfezione il personaggio Milk, uomo dotato di una sensibilità sopra le righe, linfa del suo idealismo, motore di un cruciale cambiamento, non arrestato neppure dalla sua prematura morte.


(di Rosalinda Gaudiano)


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