schema narrativo classico
delle storie di supereroi viene completamente stravolto: non c'è una distinzione netta tra bene e male. Il cattivo sembra più che altro una vittima delle circostanze e il supereroe positivo viene presentato come una figura superata: stanco e demotivato, anche un eroe può sentirsi schiacciato dal peso che comporta possedere grandissimi poteri. Con questo diverso punto di vista
Megamind si delinea fin da subito come un film d'animazione maturo: i suoi personaggi, non rappresentando né il male assoluto né il bene assoluto, sono decisamente più umani e per questo più simpatici ed empatici. La pellicola è inoltre piacevolmente piena di citazioni cinefile e non solo: Metro Men è la versione a cartoni di Elvis Presley, Megamind fa la parodia di Barak Obama, e ci sono strizzate d'occhio a
Il Padrino e
Star Wars . Anche la narrazione è più matura: dopo la prima mezz'ora di film inizia una storia tutta nuova, con continui ribaltamenti di prospettiva. Interessantissima è anche la presa in giro della figura del nerd: non più visto come un buono emarginato dalla società, ma come un essere umano come tutti gli altri, pronto, una volta ricevuti dei super-poteri a darsi alla pazza gioia invece di pensare al bene comune. Tra una lotta all'ultimo raggio laser e un piano diabolico e l'altro, a emergere è la figura della ragazza, Roxy: unica a non avere super-poteri, è anche quella che ha la visione d'insieme più chiara e logica, quella che sa essere razionale e pronta a lottare per ciò che ritiene giusto. Supereroi in crisi, cattivi che in realtà hanno il cuore tenero, nerd che sembrano docili ma che poi si comportano da malvagi, ragazze che sono più in gamba di tutti gli altri messi insieme anche senza super-poteri, ritmo incalzante, piani narrativi chiusi uno dentro l'altro come scatole cinesi, humor pungente: la
Dreamworks questa volta ci ha davvero stupito.
(recensione di Valentina Ariete )