MARPICCOLO
 
locandina Marpiccolo

recensione Marpiccolo

 
La Taranto di "MarPiccolo", ultimo film di Alessandro Di Robilant, non è un bel posto dove crescere: soprattutto se sei nato nel quartiere di Paolo VI, vicino all'Ilva, e da quando tuo padre si è giocato la vita della sua famiglia, oltre che tutti i soldi, ai videopoker, sei diventato a soli sedici anni responsabile di tua madre e di tua sorella più piccola. Il passo verso la criminalità è breve, anche se sei un ragazzo intelligente come Tiziano (l'esordiente e bravissimo Giulio Beranek), sguardo da duro che tira a campare tra la scuola, la fidanzata Stella, e qualche lavoretto per il boss di quartiere Tonio (Michele Riondino, "Il passato è una terra straniera"). La carrellata iniziale del film mostra una città assolutamente monocromatica: c'è il grigio dei palazzi prefabbricati, del fumo che si alza dalle ciminiere della fabbrica e arriva su a tingere il cielo, quello dei  
 
riflessi di un mare chiuso - 'piccolo' - in cui i bambini non possono fare il bagno né vedere l'orizzonte. Perché non c'è futuro che vada oltre le ventiquattro ore. E gli unici colori accesi e brillanti sono l'arancione della moto di Tiziano e il rosso di un vestito della sua ragazza, simboli della voglia e del desiderio di andarsene da un posto che non offre possibilità di vita. C'è una bella differenza tra vivere e sopravvivere, e anche   recensione Marpiccolo

nella sopravvivenza c'è una - seppur minima - possibilità di scelta: scendere o meno a patti col male, provare a nuotare controcorrente oppure seguire tutti gli altri pesci per poi affondare. Si cade, ovviamente: ma Tiziano, pur nella sua giovane età, dimostra che è anche possibile rialzarsi. Presentato alla quarta edizione del Festival internazionale del film di Roma, nella sezione "Alice nelle città", questo "Marpiccolo" è - appunto - un piccolo e felice episodio in un panorama cinematografico italiano un po' appiattito su se stesso, nonostante qualche ingenuità di tanto in tanto, ma che comunque non va a inficiare il prodotto finale. Ottime oltretutto le interpretazioni, a cominciare da quella del giovane protagonista Giulio Beranek, che conferisce al suo personaggio un'intensità e fisicità molto spontanee e convincenti, oltre a quelle del veterano Giorgio Colangeli e del giovane Michele Riondino. Da vedere.


(di Giulia Mazza )


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