MAR NERO
 
locandina mar nero

recensione mar nero

 
La giovane Angela arriva a Firenze dalla Romania per assistere come bandante l'anziana Gemma, rimasta sola dopo la morte del marito e con un figlio che vive lontano. Inizialmente la donna fa fatica ad accettare in casa la presenza silenziosa e discreta di Angela ma col tempo le cose cambiano: tra le due donne si instaura un rapporto specialissimo, fatto di gesti semplici, fiducia conquistata a poco a poco, complicità e soprattutto la scoperta di una grande affinità. Quando Angela intuisce il tradimento in Romania del marito Adrian, per Gemma è naturale accompagnarla fino al suo paese sulla foce del Danubio per aiutarla a scoprire la verità. Per il suo esordio cinematografico, il giovane regista toscano Federico Bondi sceglie una storia semplice e vagamente "familiare", prendendo spunto infatti dal rapporto  
 
tra la propria nonna e la sua badante romena. Lo stile di regia scelto da Bondi punta coraggiosamente sulla semplicità, sull'essenzialità, per lasciare spazio alla recitazione degli attori e all'esplorazione discreta dei caratteri dei personaggi ("una sorta di ininterrotta presa diretta della realtà che, più che registrare una messa in scena, tende ad accogliere quanto viene via via manifestandosi"). Nei racconti di   recensione mar nero
Angela sulla sua vita, sul suo matrimonio, sulla sua famiglia, sul suo paese, Gemma ritrova sì se stessa da giovane ma anche l'Italia della sua giovinezza, l'Italia degli anni '50 appena uscita dalla guerra, l'Italia dei sentimenti genuini e della voglia di costruirsi un futuro. Bondi riesce a tratteggiare con finezza e con pochi, leggerissimi tocchi, senza scadere nella banalità o nell'eccessivo sentimentalismo, queste affinità così come viene affrontata con discrezione la questione degli anziani lasciati soli dalle loro famiglie (complice anche la presenza del veterano Ugo Chiti come sceneggiatore). Mar Nero è anche un film di attori, anzi di attrici. Protagonista immensa è una Signora delle scene come Ilaria Occhini che fa di Gemma un personaggio memorabile, tra occhiate fulminanti e sorrisi improvvisi pieni di affetto e fiducia; all'inizio aspra e tagliente come lo stretto dialetto fiorentino con cui si esprime, la Occhini rende poi tutta la sensibilità e la dolcezza di Gemma modulando ancora una volta quello stesso dialetto, ora ironico e affettuoso. Non le è da meno la giovane attrice romena Dorotheea Petre, che deve affidarsi praticamente solo alle proprie espressioni riflesse sul volto. L'interpretazione della Occhini è stata giustamente premiata al Festival di Locarno.

(di Chiara Cecchini)


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