dote faccia e battute da vero commediante. Incocciamo nella coppia che vuole un figlio e che si trasferisce a Barcellona per ottenere l’agognato pargolo (Fabio Volo e Barbora Bobulova, sempre brava che dire) e fate attenzione alla Mona Lisa (ooops). E’ poi la volta della coppia gay Albanese e Rubini: nevrotici, capricciosi un po’ caricaturali, amabili e divertenti (ma il travestito saggio e tre volte buono è il

marchio di fabbrica della furberia tutta italica di rendere digeribile qualunque diversità, che imperdonabile faciloneria) e che finiscono in Spagna a contrarre matrimonio. Tocca poi all’immarcescibile e fedifrago Verdone innamorato extra di una Marisol (ricordate “Un sacco bello”?) attualizzata con prole, che gli farà cedere il cuore. Non solo in senso metaforico. Si ridacchia, ci si dà di gomito ma ben poco rimane ché il bisturi non affonda né graffia. La commedia è una cosa seria, serissima: pochi la sanno fare, molti la sanno abbozzare seppure con capacità. Comicità a sprazzi, scaltrezza a palate. Basta contare sul “volemose bbene” della platea. Finchè dura.