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Pensavamo che il film 'Manolete' del regista Menno Meyjes fosse andato perduto. Ed, invece, con ben tre anni di ritardo ecco che, finalmente, uscirà nelle sale cinematografiche. Il film, in realtà, ha avuto una crescita di ben oltre dieci anni. Il regista, che è al suo terzo lungometraggio e che ha collaborato con registi del calibro di Steven Spielberg e George Lucas nel ruolo di sceneggiatore, ha iniziato ad elaborare questa storia proprio durante la stesura del film 'Indiana Jones e l'ultima crociata'. Ed è così, per caso, che Meyjes ha conosciuto Manuel Laureano Rodrìguez Sànchez, in arte Manolete; figlio di un torero, che si scontrò col primo toro a soli 12 anni e da allora continuò a fare questo mestiere per tutt'una vita, finchè una cornata non stroncò la sua esistenza a soli 30 anni. Ed è proprio da qui che |
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parte questo film. 28 agosto del 1947.
Manolete (Adrien Brody) è nell'arena di Linares dov'è stato chiamato a sfidarsi col giovanissimo e arrogante 'numero 1' del momento, Luis Miguel Domiguin, che l'ha spodestato. La narratività del racconto è sostenuta da una fotografia quasi profetica: scandisce, surreale ed oscura, le ultime ore di vita del torero. Diventa, invece, luminosa e calda nei numerosissimi flashback che Manolete rivive, |
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per raccontare la sua storia con la donna della sua vita, Lupe Sino (Penelope Cruz). Infatti, non bisogna lasciarsi ingannare dall'ambientazione. Il film si svolge nella Spagna degli anni '40. Nazione impoverita dalla Guerra Civile che ritrovava nella Corrida un momento di festa e in Manolete gli spagnoli avevano scovato il loro ultimo eroe. Un eroe tormentato, malinconico, dallo sguardo triste e intimidito che trovava il suo vigore nello scontro quasi quotidiano con la morte, sua unica amante fino all'incontro con Lupe, un'attrice povera ma bella, solare e amante della vita. Manolete viene rappresentato come una sorta di rockstar maliconica che si sposta di città in città per mettere in atto la sua danza delicata e cupa contro la morte. Il film è indubbiamente sostenuto da una storia significativa che, dopo ben sessanta anni dalla morte del torero, mantiene il suo lustro e la sua attualità. Ma il risultato non sarebbe stato tanto soddisfacente senza la presenza di due Premi Oscar come Adrien Brody e Penelope Cruz. Il primo assomiglia tantissimo al torero originale (come ci viene mostrato dai titoli di testa che scorrono sulle immagini di vecchie riprese) e riesce a conferirgli credibilità e quel senso di tristezza e tensione di cui il personaggio avrebbe avuto senz'altro bisogno. La seconda mantiene, nel corso della storia, quel costante senso di mistero che rende il personaggio interessante e mai scontato. Una storia d'amore intensa e calda, ben montata che scivola inesorabilmente verso la fine (annunciata) di uno degli esempi più grandi che la Spagna possa vantare.
(di Francesca Casella )
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