MANGIA PREGA AMA
 
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Tùrati il naso e guarda: si potrebbe riformulare così il titolo del film, al quale sono prestati bravi attori, si, ma costretti a destreggiarsi in una storia che non ha nulla di nuovo. È pur sempre tratto dal romanzo autobiografico di Elizabeth Gilbert, best-seller, ma il risultato è quello di una storia scontata: non tanto nei contenuti, che evidentemente seguono fedelmente l'autobiografia, quanto nei modi di rappresentazione. Si passa da un luogo all'altro, da un amore all'altro sempre alla ricerca di quell'equilibrio interiore che sembra non arrivare mai - e questo dovrebbe essere motivo di curiosità, dovrebbe rendere snervante l'attesa della conclusione per sciogliere la tensione. L'attesa spasmodica della conclusione c'è, ma per ben altri motivi: la banalità, appunto, ma soprattutto per la catena di stereotipi che comincia con  
 
il viaggio di Elizabeth in Italia e termina con la fine del film. Se è vero che l'Italia non fa molto per promuovere la propria immagine in maniera dignitosa, e quello che traspare sono solo la cucina, i dialetti simpatici e la passione per il "dolce far niente", vederla riprodotta in un questo modo pittoresco è imbarazzante; com'è imbarazzante scoprire che l'India si riduce a guaritrici, santoni e meditazione. Stupisce che il   recensione mangia prega ama

regista sia Ryan Murphy, lo stesso che ha diretto un prodotto ben più audace e interessante come la serie TV Nip/Tuck : spesso non bastano luci soffuse e paesaggi bellissimi per sfornare un bel film.


(di Paolo Ottomano )


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