LUPIN III - IL CASTELLO DI CAGLIOSTRO
 

recensione lupin III il castello...

 
Alzi la mano chi non conosce Lupin III, nipote del celebre Arsenio. L’infallibile ladro creato dalla geniale mente del disegnatore Kazuhito Kato, in arte Monkey Punch, sta per compiere quarant’anni ma non sembra avere alcuna intenzione di lasciare ai posteri il mondo dello spettacolo. Ancora ad oggi la sua figura egocentrica ed ironica continua a soggiornare su fumetti, televisioni e cinema. Vero e proprio motivo di culto in Giappone, ma non solo (Steven Spielberg è uno dei suoi fan più accaniti), Lupin III torna sul grande schermo con una versione restaurata de “il Castello di Cagliostro”. Disegnato dal mitico Hayao Miyazaki, che ha siglato capolavori “anime” come “Rocky Joe”, “Capitan Harlock”, “la Città incantata”, è stato realizzato nel lontano 1979 e premiato a Cannes l’anno successivo. Per chi non l’avesse già  
 
visto qualche accenno alla trama: il piccolo paese alpino di Cagliostro è in realtà il regno dei falsari di banconote. Il gigantesco traffico è gestito dall’omonimo conte all’interno del suo gigantesco (e ipertecnologico!) castello. Un occasione tanto appetitosa non può sfuggire a Lupin che si reca sul posto insieme al fedele Jigen, seguiti a ruota dall’ ispettore dell’Interpool Zenigata. Scopriranno che le mura del castello  
nascondono ben altri tesori e segreti da riportare alla luce. Eccellente opera di restauro per questa pellicola distribuita dalla Yamato Video. Colori e audio digitali rendono al meglio le rocambolesche scene d’azione presenti. Il doppiaggio è stato eseguito ex novo dalla troupe storica della serie televisiva italiana, rendendo esilaranti le performance dei personaggi: uno su tutti l’ispettore Zenigata (detto Zazzà) con il suo tono vocale austero in contrapposizione al suo comportamento goffo, a tratti grottesco. Stupenda anche la “storica” colonna sonora di Yuji Ohno con il suo efficacissimo motivetto easy jazz. Certo che la pellicola ha portato con se anche alcuni lati negativi presenti anche nell’ edizione precedente: il lato più cinico e violento di Lupin III, presente nel fumetto, è stato sostituito da una vena romantica e a tratti sorniona, non molto ben vista dai fan. Stucchevole anche la rappresentazione di un Europa fiabesca, esternamente, ma marcescente all’interno e con tanto di politici corrotti pronti ad infangare la verità. Comunque il film merita una visione attenta: il risultato finale è veramente notevole, ora più di allora. La moderna tecnologia ci ha permesso di ammirare in tutto il suo fascino la frizzante “verve” creativa dell’animazione giapponese ma senza mai invadere e senza togliere a questa il suo ruolo di vera protagonista. Questo con buona pace degli ultimi kolossal Disney-Pixar e Dreamworks, votati quasi esclusivamente alla computer grafica, capaci si di creare forti impianti spettacolari ma piuttosto “freddini” a livello di contenuti.

(recensione di Massimiliano Micci )


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