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Commedia anarchica e dissacrante, Luois-Michel è l'ultimo atteso lavoro della coppia Delépine-Kervern. I due, formatisi attraverso numerose esperienze televisive in Francia, appaiono sempre più a loro agio davanti alla macchina da presa, pur non lasciandosi coinvolgere dai clichè tecnologici e dall'orientamento industriale del cinema odierno. Il film bada infatti alla sostanza, all'esperienza umana dei protagonisti, vivendo di inquadrature fisse, immobili, che scrutano la realtà immortalando gesti e parole, rumori e silenzi, senza mai invadere il campo. L'elemento più significativo e forte di Louise-Michel è senza dubbio l'originalità, da intendersi a trecentosessanta gradi..originale è la storia, eccentrica e anticonvenzionale per i
contenuti e la struttura, lo sono i personaggi e le loro caratterizzazioni, |
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così come la tecnica registica che
lascia la parola all'anima degli eventi, ricorrendo a dialoghi minimi, inevitabili. La scelta di affidarsi ad attori non professionisti nei ruoli secondari è coerente con lo stile realistico di fondo, ma a tratti non viene premiata da una convincente tensione recitativa; per fortuna viene dato sufficiente spazio ai paesaggi e ai colori slavati del nord, così che il clima della Francia operaia e le sue fredde |
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atmosfere riescono e pervadere e a risucchiare l'esistenza delle povere lavoratrici licenziate. Il film è mosso da una concezione pessimistica rispetto all'umanità, ma nonostante ciò vive di un umorismo consapevole e crudo; ridere di gusto appare la risposta meno scontata ma forse più matura davanti all'intiricata rete di inganni che i potenti sanno tessere ai danni di chi il denaro se lo suda, per vivere. Qui si oltrepassa la morale, non c'è spazio per essa; troppo grande il
disagio sociale, troppo irrecuperabili le vite dei due protagonisti, in balìa del destino all'inizio per impotenza, adesso per scelta. Sembra infatti compiersi una storia già scritta, il naturale manifestarsi di una giustizia che se lasciata agli ingranaggi istituzionali non può realizzarsi. E' un film che ama la vita a tal punto da arrivare a negarla quando non vale più la pena di essere vissuta: che un individuo sia un malato terminale nel suo fisico (la cugina di Michel) o nella sua sfera emotiva (il capo, insensibile speculatore) non c'è differenza..meglio che lasci il posto a qualcun altro, a nuove storie da vivere ovunque, anche tra le fredde mura di un carcere. Chissà che il futuro non abbia comunque in serbo qualcosa.
(di Lucio De Candia)
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