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recensione look both ways
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Un giovane fotoreporter, Nick, scopre di avere un cancro; Phil, il suo capo, appresa la notizia riscopre il valore della famiglia; Andy, suo collega, deve fare una scelta importante per la propria vita; e Meryl, un'artista dalla fervida e 'disastrosa' immaginazione che nel giorno della morte del padre si ritrova testimone della morte di un uomo finito sotto un treno. Così, in una giornata caldissima dove tutto sembra essere predisposto per andare storto, e mentre la televisione dà l'annuncio del tragico deragliamento di un treno, inizia e si dipana il filo della storia.
Negli ultimi anni, difficilmente si è rimasti delusi dai film distribuiti o prodotti dalla Fandango di Domenico Procacci ("Breakfast on Pluto", "Me and You and Everyone We Know", "Gomorra", "Il pranzo di ferragosto", tanto per citarne alcuni). Lo stesso discorso vale per "Look Both |
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Ways", commedia semplice e un po' amara dell'australiana Sara Watt, al suo debutto sul grande schermo. In arrivo in Italia solo ora, in realtà il film è del 2005: quattro anni di ritardo nella distribuzione, come spesso succede nel nostro paese, durante i quali la pellicola ha fatto il giro dei festival più interessanti, facendo incetta di numerosi premi. Come suggerisce il titolo, la regista (anche sceneggiatrice) ci invita |
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"a guardare in entrambe le direzioni": segnaletica ricorrente nelle stazioni e lungo i binari, ma anche ammonimento e chiave di lettura per un film piccolo, semplice, godibilissimo. La morte che accompagna i personaggi durante tutto lo snodarsi nelle vicende - morte fisica, reale, già avvenuta, e quella che senza preavviso si inizia a temere e aspettare - è ciò che distrugge, ma anche quello che alla lunga, invece di annientare, 'vivifica': e le stesse visioni catastrofiche di squali e disastri immaginati continuamente dalla pittrice (rappresentati con animazioni fatte a mano che tradiscono il passato della regista) hanno i tratti semplici e i colori accesi di chi semplicemente guarda il mondo con occhi diversi, e attraverso un'altra prospettiva. Questo è poi, in fondo, ciò che conquista del film: il guardare in entrambe le direzioni, ma anche, a volte, il saper chiudere gli occhi e affrontare la vita con coraggio. Da vedere.
(di Giulia
Mazza )
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