LETTERS TO JULIET
 
recensione letters to juliet

recensione letters to juliet

 
La promessa del trailer, che annunciava la pių grande storia d'amore mai raccontata, viene largamente disattesa. Tratto dal romanzo Lettere a Giulietta di Lise e Ceil Friedman, la pellicola da copione avrebbe dovuto essere romantica, ma al massimo risulta sdolcinata e melensa Letters to Juliet č la storia di Sophie (Amanda Seyfried), giovane aspirante giornalista del New Yorker, che giunge a Verona col suo fidanzato chef, Victor, per una luna di miele anticipata. Ma quest'ultimo si dedica esclusivamente alla ricerca di contatti per acquistare prodotti eno-gastronomici italici per il suo ristorante. Trascurata da Victor, Sophie, durante una visita nel celebre cortile di Giulietta Capuleti (dove centinaia di ragazze ogni giorno ripongono le proprie delusioni e richieste d'amore) scopre una vecchissima lettera scritta cinquant'anni  
 
prima da una ragazza inglese di nome Claire (Vanessa Redgrave) a un giovane italiano di nome Lorenzo (Franco Nero). Sophie decide di rispondere alla missiva e, qualche giorno dopo, Claire (ormai settantenne) vola da Londra a Verona, in compagnia dello scettico nipote Charlie (Christopher Egan), per intraprendere un viaggio on the road per le campagne toscane alla ricerca di quel ragazzo che, alla fine degli   recensione letters to juliet

anni Cinquanta, le fece battere forte il cuore. L'avventura si rivela per la giovane Sophie anche un'occasione per rivedere la sua stessa situazione sentimentale. Letters to Juliet è un film estremamente furbo e sin troppo ammiccante che si snoda in una sorta di edulcorato romance , che non incanta mai fors'anche a causa dei due poco fascinosi giovani protagonisti. La Seyfried ( Mamma mia ), ed Egan non hanno niente di magnetico, nulla che possa permettere allo spettatore di parteggiare per la loro storia d'amore. Mancano di eros e pathos . Non c'è un momento che ti faccia sussultare il cuore. Così, la loro storia altro non è che una sequela di tappe verso uno scontato ".e vissero felici e contenti", con tanto di citazione finale da Romeo e Giulietta capace soltanto di irritare. L'unica stella in mezzo a tanta desolazione è la meravigliosa ed eccellente Vanessa Redgrave, alla quale pare affidato l'ingrato compito di rendere emotivamente intensa questa noiosa e finta storia d'amore. La ricerca del suo amore di gioventù è raccontata attraverso i suoi occhi azzurri ancora giovani e vivi. Purtroppo, la ricerca di Lorenzo si rivela un semplice veicolo per raccontare la nascita dell'amore tra Sophie e Charlie, il cui andamento narrativo si comprende sin dall'inizio del film. Anche le musiche di Andrea Guerra sono poco incisive, incapaci di sottolineare i momenti salienti della storia. Non basta purtroppo la cornice italiana a rendere digeribile questo polpettone di frasi d'amore trite e ritrite. Verona, Siena e la campagna toscana sono magnificamente fotografate da Marco Pontecorvo secondo l'ottocentesca concezione anglosassone del nostro Paese: solare, romantico, genuino. Alla fine, sembra di assistere a un enorme spot del Ministero del Turismo italiano sulle bellezze naturali e artistiche dell'Italia, sebbene, in realtà, si tratti di un ottimo location product placement (quasi apertamente dichiarato dal direttore del New Yorker che consiglia a Sophie di acquistare azioni dell'Alitalia in previsione di una folta affluenza turistica in Italia, dopo la pubblicazione del suo romanzo). Tutto però è troppo, troppo bello, troppo bucolico, troppo incantevole. L'eccessiva patinatura, lo ripetiamo, non stonerebbe se non ci trovassimo di fronte all'ennesima storia d'amore simile a mille altre già viste al cinema. L'operazione che ha portato alla realizzazione di Letters to Juliet ricorda quella di alcune commedie turistico-sentimentali anni Cinquanta (tornate recentemente alla ribalta col mediocre Sotto il sole della Toscana ) quando gli americani invasero la nostra penisola venendo a girare alcuni film ( Vacanze romane , Tempo d'estate , La baia di Napoli ) all'ombra di piazze e monumenti celebri, facendo leva sull'immagine folkloristica dell'Italia, già "cantata" da Goethe, Stendhal, Maupassant e altri viaggiatori illustri. In conclusione: probabilmente, qualche fanciulla poco pretenziosa e inguaribile romantica, rimarrà soddisfatta da questa edulcorata storia rosa, ma chi cercasse un minimo contatto con la realtà e un racconto che sappia emozionare senza sfrontati ammiccamenti, resterà quasi certamente deluso. Note: Vanessa Redgrave e Franco Nero hanno avuto una relazione e un figlio nel 1969 ma si sono separati poco dopo; ricongiuntisi a distanza di trentacinque anni, hanno deciso di sposarsi nel 2006. Voci di corridoio, narrano che la Seyfried , sul set, non volesse girare le scene assieme a Luisa Ranieri.


(di Stefano Bucci)


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