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Locandina "Let Me In" |
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James Ivory, ottantadue anni suonati, continua a fare cinema in una posizione assolutamente autonoma. Non legato alla cultura americana, ma debitore piuttosto a quella anglosassone europea, con il suo ultimo film "Quella sera dorata", prende spunto (come sua abitudine) dall'omonima opera letteraria di Peter Cameron, che Ruth Prawer Jhabvala, sua sceneggiatrice da sempre, ha tradotto per il grande schermo. La storia ruota intorno alla famiglia di un autore di un romanzo, Jules Gund, ormai scomparso, sulla cui vita Omar Razaghi (Omar Metwally), giovane ricercatore statunitense, è molto interessato a scrivere una biografia. Omar Razaghi, uomo senza forza decisionale, quasi facendosi violenza parte per l'Uruguay e raggiunge la località di Ochos Rios, dove riesce a farsi ospitare nella grande villa dove vive |
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la turbolenta e singolare famiglia dello scrittore scomparso. Lì trova la glaciale moglie Caroline (Laura Linney), la giovane amante Arden (Charlotte Gainsbourg), sua figlia Porzia, avuta dalla relazione con lo scrittore, ed il fratello di questi, Adam (Antony Hopkins), cinico e rassegnato. L'atmosfera letteraria che si respira a grandi linee in "Quella sera dorata", lascia che la trama si snodi in dialoghi scanditi da parole e |
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frasi che sottendono timori, paure, acredini e rancori familiari che definiscono, alla fine, l'identità e la figura di questo misterioso scrittore scomparso, autore anche di un romanzo mai terminato. Ivory adora spiegare il presente facendo riferimento al passato dei suoi personaggi. Ed è nel passato che va cercata la causa dei tormenti, delle ansie e dei timori che attanagliano i personaggi della famiglia di Jules Gund, in una guerra muta e malinconica, che si definisce apertamente nel
dialogo incalzante e chiarificatore che il timido Omar Razaghi riesce a condurre con i familiari dello scrittore. I lunghi tempi dell'inquadratura costringono lo spettatore a guardare al di là della storia i personaggi, i luoghi, le cose. Il montaggio, l'illuminazione scenica, la recitazione di un cast impeccabile, costituiscono il senso personale che Ivory ha voluto ed ha saputo ancora una volta dare con " Quella sera dorata". La complessità della storia, intrisa di dolori e forti risentimenti familiari verso quest'uomo scomparso, alla fine si illumina di positività per una ritrovata volontà di vivere con serenità il tempo del futuro. I fantasmi svaniscono ed ognuno riesce a ritrovarsi in una dimensione emotivamente stabile e costruttiva. Ivory, nonostante la sua vegliarda età, non ha perso la sua singolare capacità di riuscire a dare forma e sostanza ai personaggi, agli ambienti ed alle vicende. Il suo è sempre un cinema raffinato e profondo, indiscutibilmente coinvolgente ed affascinante.
(recensione di Francesca Casella)
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