capacità
di coinvolgimento
senza artefizi
bizantini
o pretestuosi
mentre gli
attori sostengono
egregiamente
la scena.
Lo scivolone
è nella
pavidità,
nella mancanza
di coraggio
di approfondire
o sbrogliare
la crudeltà.
Se è
pur vero che
si suggerisce
- dopo il
finalone profamiglia
“vogliamoci
tutti quanti
bene”
- uno scenario
più
che inquietante,
va a finire
che cotanta
scelta narrativa
produce un
retrogusto
rancido e
insoddisfacente.
Dopo averti
portato nelle
alte vette
della perversa
e sottile
linea di confine
tra ossessione
e razionalità,
ruzzoliamo
dispiaciuti
verso la rassicurante
pianura dell’ovvio.
(recensione
di Daniela
Losini )