LE ULTIME 56 ORE
 
locandina le ultime 56 ore

recensione le ultime 56 ore

 
Il cinema di genere è ancora vivo e il film di Fragasso ne è la dimostrazione. Un action thriller che non ha niente da invidiare a quelli americani, solo che noi italiani li facciamo con un budget cento volte più ridotto. Sinceramente non si riusciva a stare fermi sulla poltrona, colti com'eravamo dalla sorpresa della visione. Forse il migliore di Fragasso dal punto di vista tecnico. Puntando l'occhio sull'attualità (i danni provocati ai soldati e ai civili dall'uranio impoverito durante le missioni di guerra in Iraq e in Kosovo), la sceneggiatrice, nonché moglie del regista, Rossella Drudi, ci racconta la storia di due uomini: Paolo Manfredi (Luca Lionello), vice questore di polizia, e il Colonnello Moresco (Gianmarco Tognazzi), ufficiale dell'esercito. Entrambi servitori dello Stato ma uno contro l'altro in questa lotta con la vita. La moglie del primo, Isabella (Simona  
 
Borioni), è malata di leucemia e deve essere sottoposta al più presto a un trapianto di midollo spinale. Il secondo ha contratto la "sindrome dei Balcani" (sotto cui si nasconde sempre la leucemia), ma stanco di chiedere da anni che lo Stato riconosca un risarcimento alle vittime e alle famiglie di queste, il pluridecorato militare, dà sfogo alla sua violenta rabbia. Con i suoi "ragazzi", a lui sempre fedeli e disposti a tutto,   recensione le ultime 56 ore
prepara una missione segreta, denominata "Operazione Apostoli ", che consiste nel prendere il controllo di un ospedale civile in cui lavora la dottoressa Ferri (Barbora Boubulova), vedova del parigrado e migliore amico del Colonnello, morto anch'esso per lo stesso male. Dopo aver preso in ostaggio i degenti dell'ospedale, tra cui Isabella e sua figlia Valentina (Nicole Murgia), Moresco dà tempo 56 ore a Manfredi affinché faccia ottenere loro quanto richiesto. Da questo momento, il film diventa una partita a due che coinvolge tutti i presenti. Una pellicola che usa il pretesto delle pistole per raccontare una storia che guarda al sociale. Con un occhio a The Rock di Michael Bay (Fragasso tiene a precisare in conferenza stampa di essere Bay ad aver appreso da lui e non viceversa) e a John Q. di Cassavetes, il film è un concentrato di tensione, adrenalina, sentimenti, sparatorie e inseguimenti. Il tutto reso magistralmente dal commento musicale tonitruante e insistito di Pino Donaggio e dall'ottimo montaggio, volutamente frenetico, di Ugo De Rossi. Oltre ai due suddetti film, annoveriamo i due omaggi ad altrettante pellicole: Full metal jacket di Kubrick, nella sequenza di apertura con Gianmarco Tognazzi in missione in Kosovo, e il poliziottesco italiano degli anni Settanta, in particolare Roma violenta , nella scena in cui facciamo la conoscenza del personaggio di Luca Lionello. Due presentazioni dei protagonisti dirette e veloci, senza inutili spiegoni come purtroppo oggi non si riesce ad evitare. Un po' stucchevoli, a nostro parere, le scene melodrammatiche e poco convincente la ragazzina Nicole Murgia, minuta e sin troppo dolce per il coraggio che dimostra nel film. Bravissimi gli altri attori, sugli scudi i due protagonisti. L'interpretazione di Tognazzi è stupefacente: superiore ma padre verso i suoi "ragazzi", rigido ma umano, disperato ma con dignità. Luca Lionello, invece, è perfetto nei panni del poliziotto anticonformista, che contraddice gli ordini del Commissario Brancaccio (David Coco), ma allo stesso tempo è abile a capire la psicologia altrui. Luigi Maria Burruano si ritaglia il ruolo di uno stralunato paziente dell'ospedale a cui sono affidate le poche battute divertenti del film. I giovani Francesco Venditti e Libero De Rienzo sono i due delinquenti con cui si trova ad avere a che fare Lionello all'inizio. Nicola Canonico, da killer silenzioso in Milano - Palermo: il ritorno diventa il capo dei Nocs, capace solo di obbedire agli ordini senza comprendere mai la situazione cui è di fronte. Primo Reggiani è il parà Torrias, fedele come un cane al suo Colonnello, cui è demandato il compito di fare da portavoce della vicenda. Riassumendo: il film merita pienamente la visione. Primo perché è uno dei pochi action italiani dai tempi del glorioso cinema di genere; secondo perché è girato magnificamente e la storia oltre ad essere socialmente interessante, è avvincente. Terzo gli attori sono perfettamente in parte (e va dato a Fragasso il merito di puntare molto sui giovani e non sui soliti noti).

(di Stefano Bucci )


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