LE RAGIONI DELL'ARAGOSTA
 

recensione le ragioni dell'aragosta

 
Accolta come una star dai fan arrivati al Lido, ma inserita nella sezione collaterale delle Giornate degli Autori, Sabina Guzzanti porta a Venezia 2007 un film dal titolo magrittiano: “Le ragioni dell’aragosta”. Gli attori di “Avanzi”, programma satirico di qualche anno fa diventato oramai vero oggetto di culto, decidono di fare uno spettacolo pro bono. Sono, oltre all’autrice, Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli e Antonello Fassari. Il progetto consiste nell’andare in un piccolo paesino della Sardegna dal nome emblematico “Su Pallusu” per raccogliere fondi a favore del ripopolamento della fauna ittica sarda, in particolare dell’aragosta. Questa è anche l’occasione per un gruppo di vecchi amici per ritrovarsi e per sentirsi bene facendo qualcosa di buono. Tra i  
 
pescatori in difficoltà c’è, poi, anche Gianni Usai, ex sindacalista di primo piano nella Fiat degli anni Settanta; così l’avventura si rivela anche un buon pretesto per toccare problemi politici e sociali, vero cavallo di battaglia della Sabina nazionale. Ma il film è in realtà incentrato sul tema della difficoltà d’agire, di mettersi in gioco, di profondere le proprie energie, come nel lavoro, così nella vita, “è un discorso sulla frustra-  
zione e il dubbio costante sull’utilità dell’azione e sulle strategie possibili”. In questo modo per lo meno lo descrive la regista, che dopo la proiezione ha voluto avere un confronto con il pubblico, come sempre le piace fare. La sceneggiatura è volutamente solo abbozzata, perciò il film è sorretto dalla spontaneità dei bravissimi interpreti, che sanno regalare veri momenti toccanti. In particolare straordinaria Cinzia Leone, sempre profonda nei suoi occhi arrabbiati col mondo ma illuminati da un’ironia salvifica. Questo è il bello del film. L’atmosfera intima, da amici di fronte ad un bicchiere di vino che si riscoprono cambiati nella loro nostalgia di ciò che non c’è più e che svelano le loro debolezze, imbarazzati e autoironici come i veri grandi comici. Bisogna dire che qui la capacità della Guzzanti di usare la macchina da presa è migliorata in maniera visibile e il risultato che se ne ha è di sicuro successo. Meno efficace la trasmigrazione verso il versante checoviano sulla difficoltà dell’attore e dell’essere umano di essere fattivo. Il grande respiro a cui punta “Le ragioni dell’aragosta” resta, dunque, un po’ a metà, ma la delicatezza e l’intelligenza di una regia così maturata valgono ben la pena di una visione. Attenzione: questo è un mockumentary. Chi non sa cosa significa lo scoprirà alla fine del film. Curiosità: dopo i titoli di coda la voce del Papa pervade la sala con le sue scuse, e la risata è generale. Sua Santità funziona sempre.


(recensione di Marco Santello )


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