di frodo. Rimbalzando da una comunità hippie a un branco di piranha, Sammy scopre che il mondo è un serbatoio di sorprese belle e brutte, un gioco di strategie e di alleanze ma anche una giostra fortuita, per cui alla prima onda anomala si finisce in bocca a un'aquila pescatrice o nelle maglie di una rete. Dulcis in fundo, come vuole la tradizione da Walt Disney in poi, la chiusura del cerchio: l'amore con Shelly,

ritrovata dopo anni e innamorata come il primo giorno. Autore, nel 2008, del primo film di animazione interamente realizzato in 3d ("Fly me to the moon"), Ben Stassen è un alfiere del cinema di ultima generazione e "Le avventure di Sammy" ben si spiega con la vocazione alla ricerca tecnologica. Altro discorso, si sa, è la verve narrativa, il gusto del conflitto, lo svecchiamento dei clichè. Tutte cose che, a un lungometraggio animato incrociato col musical e corretto alla melassa, rimangono prevedibilmente estranee. Il risultato di questa gimcana imperfetta attorno ai luoghi comuni della fiaba è un film tecnicamente godibile e a tratti spettacolare. Che però non si scolla dalla boa dello stra-noto e non prende mai il largo. Roba da stancare anche i più irriducibili tra i sognatori.