LE 13 ROSE
 
locandina le 13 rose

recensione le 13 rose

 
Anno 1939, mentre l'Europa è già pronta per affrontare il secondo devastante conflitto mondiale, la Spagna combatte gli ultimi rigurgiti di una guerra civile con la resa del fronte repubblicano e la presa del potere da parte dei falangisti del generale Francisco Franco. Tutte le dittature sono nefaste nei confronti di ogni forma di opposizione che cerchi di contrastare la loro presa del potere. Ed il potere deve, per garantirsi la propria affermazione incondizionata, passare per i corpi, eliminarli, per rendere inoffensive la menti, le ideologie. "Le 13 rose" racconta proprio questo. Attraverso la ricostruzione di un terribile episodio della storia della resistenza civile spagnola, quando durante la "saca de agosto" del 1939, 13 giovani donne vennero fucilate insieme ad altri 43 dissidenti dai falangisti sostenitori della dittatura  
 
franchista, il regista spagnolo Emilio Martinez Lazaro porta sul grande schermo un fatto, realmente accaduto, di barbarie nazionale spagnola, taciuto per anni e con il quale la stessa società civile ancora oggi rifugge il confronto. Virtudes (Marta Etura), Carmen (Nadia de Santiago), Julia (Veronica Sanchez), Adelina (Gabriella Pession), sono quattro ragazze militanti nell'Unione della Gioventù Socialista e attive nel   recensione le 13 rose

circolo ricreativo "Aida Lafuente", alle quali si lega Bianca (Pilar Lòpez de Ayala), borghese e appartenente alla destra cattolica, ma forte simpatizzante di un gruppo di rivoltosi musicisti. Per tutte loro, tranne che per Carmen, tuonarono i fucili del plotone d'esecuzione, che le trucidò insieme ad altre nove giovani donne, prese come capro espiatorio in risposta all'attentato contro il regime franchista, in cui perse la vita la stessa figlia del generale Franco. C'è da dire che ultimamente il cinema iberico si propone come strumento di riflessività sul momento storico franchista, e non possono sfuggirci due film molto rappresentativi e nello stesso tempo validi come "Il Labirinto del Fauno" e "Salvador 26 anni contro". Ma, per l'ultimo lavoro di Emilio Martinez Lazaro, "Le 13 Rose" resta valida solo l'opportunità che si ha di riflessività su un fatto abietto della dittatura franchista. Il film, con la sua scrittura lineare, intrisa di retorica che più volte sfocia in uno stucchevole sentimentalismo, non focalizza le coscienze dei personaggi, la loro dinamicità operativa individuale e sociale, mentre rappresenta di loro solo quell'aspetto di perpetuazione e di venerazione quasi religiosa. Un prodotto cinematografico, "le 13 rose" da considerarsi più per un pubblico da palinsesto televisivo. Difatti quelle forme didascaliche, eccessive nelle ricostruzioni sceniche e scenografiche, nonché la limitata forza recitativa, la fotografia simbolicamente non incisiva, costituiscono il particolare del linguaggio dei serial televisivi. Pur essendo questa, in fondo, un'opportunità mancata, non si deve tralasciare, però, il merito del cinema spagnolo di sapersi porre con sufficiente autocritica nei riguardi del periodo della sua storia franchista, con lucidità, senza cercare discolpe senza senso.


(di Rosalinda Gaudiano)


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