Internazionale del Cinema di Roma. Il suo Last Night esplora le profondità della contorta mente umana. Poca azione, pochi luoghi; solo un'enorme e devastante New York che diventa terribilmente piccola quando si tratta di farti scontrare con un amore ormai dimenticato (?). Le dinamiche del tradimento - che ci sia o no - vengono raccontate letteralmente dalle immagini, dai primi piani, dai particolari. Ogni

dettaglio diventa fondamentale per spiegare questi quattro personaggi che si ostinano a non accettare ciò che vogliono davvero. I desideri sopiti, l'attrazione, gli sguardi scorrono elegantemente fotografati da toni scuri, quasi tetri come se lo spettatore venisse pian piano risucchiato da queste sensazioni ovattate e inconsapevoli. La regista riesce a manipolare perfettamente le capacità degli attori: la Knightley finalmente lontana da vecchi abiti cinquecenteschi, appare acerba e sensuale allo stesso tempo; l'ossimoro tra la fedeltà e il tormento. Sam Worthington, lanciato dal successo planetario di Avatar, si dimostra un attore diretto ed asciutto che ben si contrappone all'esuberanza latina e drammatica di Eva Mendes. Per non parlare di Guillaume Canet, uno degli attori francesi più bravi della sua generazione (nonché fidanzato dell'ormai Hollywoodiana Marion Cotillard); unico personaggio romantico che ci convince che, forse, l'amore esiste davvero.. ma non è come ce lo raccontano nei film a lieto fine o nelle favole.