LASCIA PERDERE JOHNNY
 

recensione lascia perdere johnny

 
A metà degli anni ’70, in una Caserta popolare, Faustino (Antimo Merolillo) un giovane introverso e insicuro innamorato del rock e della chitarra elettrica, cerca di sbarcare il lunario suonando al seguito di un’orchestrina scalcinata, tenuta insieme da un bidello/direttore d’orchestra (Toni Servillo). Fino a quando non si presenta quella che sembra una vera occasione: in città arriva Augusto Riverberi (Fabrizio Bentivoglio), musicista compositore, personaggio salito agli onori della cronaca rosa anche per la sua storia con la Vanoni. Il film, nonostante le appassionate intenzioni del regista, lo stesso Bentivoglio, che voleva realizzare una bella storia sulla musica, si rivela frammentario e caotico. Il cast di tutto rispetto (Toni Servillo, Peppe Servillo, Lina Sastri, Valeria Golino) non riesce a sopperire ad una trama debole e ad  
 
una struttura narrativa dispersiva, che non sa quale direzione prendere, quale vero messaggio lasciare. L’ingenuità di fondo, che permea personaggi e storia, non riesce a convincere nonostante la voce fuori campo del protagonista accompagni lo spettatore per tutto il film. Situazioni e protagonisti appaiono come una serie di macchiette “made in Italy”, che rende la pellicola insincera e poco persuasiva. Un merito  
va tuttavia riconosciuto alle due donne del cast, le brave Lina Sastri e Valeria Golino, equilibrate ed intense.

(recensione di Paola Simonetti )


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