|
|
|
|
la voltapagine
recensione
|
|
Il regista Denis Dercourt,
con il film “La
Voltapagine”,
è al suo quarto
lungometraggio, del
quale è anche
autore della sceneggiatura.
La storia è
avvincente ed intrigante.
Tutto ruota intorno
alle ferite dell’anima,
a torti subiti e mai
dimenticati, a calcoli
sotteranei che la
mente umana elabora
per vendicarsi, ed
alla fine arrivare
a destabilizzare la
vita di chi ha arrecato
dolore. Melanie Prouvost
(Julie Richalet),
è una ragazzina
di dieci anni, con
un gran talento per
il pianoforte. I genitori
sono persone semplici
che fanno sacrifici
per pagarle le lezioni
di piano. La sua occasione
è entrare in
conservatorio superando
l’esame d’ammissione.
Ma, durante la prova
succede qualcosa che
rende Melanie nervosa,
e le fa sbagliare
gli accordi del brano
davanti alla commissione
d’esame. Il
suo risentimento è
forte verso la pre- |
|
|
|
sidente
della
commissione,
la concertista
Ariane
Fouchécourt
(Catherine
Frot),
che
ha acconsentito
a rilasciare
un autografo
durante
la prova
di Melanie.
Dopo
dieci
anni,
Melanie
Prouvost
(Déborah
Francois),
non
ha dimenticato
il torto
subito,
che
ha causato
l’abbandono
degli
studi
di pianoforte.
Arriva
a farsi
assumere
come
stagista
nello
studio
dell’avvocato
Fouchécourt,
ed in
seguito
si insi- |
|
|
|
nua in casa
sua, per prendersi
cura del figlio.
E’ ciò
che voleva,
Melanie: arrivare
a trovarsi
al fianco
di Ariane
Fouchécourt,
della quale
diventerà
la voltapagine,
durante le
esibizioni
concertistiche.
Denis Decourt
si avvale
di una narrazione
cadenzata
nei tempi
scenici, simile
all’evoluzione
di un brano
musicale.
Melanie dirige
il gioco,
con grazia
e leggerezza,
scandendo
i passaggi
con azioni
ragionate,
decise, intervenendo
direttamente
sulle emozioni
di Ariane.
E’ una
vendetta bieca
e lucida,
silenziosa
e invisibile,
perché
avviene tutta
a livello
di emozioni,
di forze oscure
della mente.
Il mondo di
Ariane, già
fragile e
senza sentimenti,
sembra alimentarsi
improvvisamente
di una fiamma
che le arde
generosamente
vicino. Cade
impietosamente
nella trappola
del ricatto
sentimentale,
lusingata
da sguardi
estasiati,
da tocchi
furtivi di
dita desiderose,
dal calore
di un corpo
giovane che
le siede accanto,
e cede alla
fine alla
novità
di risentirsi
viva, per
bilanciare
il torpore
dei rapporti
formali con
un marito
per il quale
non era niente
più
che un oggetto
di rappresentanza
sociale. “La
voltapagine”
Melanie non
sbaglia nessuno
dei suoi tiri
mancini, che
scaglia con
la forza dell’orchestrazione
in una “partita
a sentimenti”.
La crudeltà
umana prende
forma. Così
come la credulità
in chi ci
porge la mano,
ma con l’altra
sferza un
colpo che
decapita di
netto. Tutto
avviene in
sordina, sulle
note tenui
di una narrazione
e una recitazione
che a tratti
potrebbero
dare l’idea
di monotonia,
scosse da
impennate
di sguardi,
in primi piani
ripresi ad
arte, rivelatori
di una soggettività
che si impone
attraverso
la forza distruttrice
della mente.
Ed è
proprio qui
che sta il
merito del
film “La
voltapagine”.
Un racconto
che si dipana
nella sua
semplicità
in affreschi
quasi fiabeschi:
l’essenzialità
della fanciullezza
di Melanie,
la casa dei
Fouchécourt
rappresentata
come un castello,
la carne rossa,
sezionata
sul banco
del macellaio.
Una semplicità
intrisa di
suspence,
impalbabile,
ma presente,
ed anche incredibilmente
spiazzante.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
)
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "La
voltapagine"! |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|