LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
 
locandina la solitudine dei numeri primi

recensione

 
"I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per se stessi. Sono numeri solitari e incomprensibili agli altri." Cosė dice Viola (Aurora Ruffino) durante la festa del suo matrimonio, ed č questo che Alice (Alba Rohrwacher) e Mattia (Luca Marinelli) sono: numeri primi. Due individui che vivono parallelamente i propri dolori personali e che poi incontrandosi si riconoscono a prima vista instaurando uno speciale legame di amicizia e comprensione. Il film del figlio del giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo, Saverio, presentato in questi giorni in concorso a Venezia e tratto dal romanzo omonimo di Paolo Giordano, è tutto giocato sul tema della diversità e sul filo sottile che questa diversità può creare per connettere due persone. Accolto dalla critica al Lido con qualche applauso scarsamente convinto e parecchi fischi,  
 
La solitudine dei numeri primi gode di una buona realizzazione tecnica, pur essendo appesantito da momenti al limite dello psicodramma, in cui la rappresentazione di scene quotidiane viene enfatizzata dalla tensione extradiegetica delle musiche e delle scelte fotografiche. Si tratta chiaramente di una scelta stilistica, che però appare stiracchiata fino al virtuosismo. La volontà del regista è infatti quella   recensione la solitudine dei numeri primi
caricare fortemente le scene ad alta densità emotiva attraverso un uso della fotografia e della colonna sonora che strizza l'occhio agli stilemi del genere horror, come egli stesso dichiara: "Credo che La solitudine dei numeri primi sia un horror sentimentale sulla famiglia e sulla sua impossibile emancipazione, accompagnato dalle note blu elettrico di un sync analogico". La struttura del film è costituita da un intreccio non lineare di flashback e flashforward, che ricostruisce i traumi infantili dei protagonisti, la nascita della loro amicizia e i rapporti all'interno delle loro famiglie. Proprio queste ultime sono all'origine profonda del disagio di Mattia e Alice. Il primo aveva vissuto in prima persona un lutto molto grave, la morte della sorella gemella leggermente ritardata, per cui continuava a convivere con un lacerante senso di colpa. Inoltre, i suoi genitori avevano grosse difficoltà a stabilire con lui un dialogo, non avendo mai veramente accettato i due figli. Anche Alice non aveva genitori in grado di capirla e in particolare il padre severo e autoritario non faceva che colpire duramente la sua autostima. Quello che ne deriva è un ritratto disfunzionale della famiglia borghese contemporanea, che non sembra in grado di gestire la complessità psicologica degli individui e non riceve nessun tipo di sostegno dalle altre istituzioni. Quello di Costanzo è un racconto, quindi, sull'isolamento nella nostra società in cui ogni individuo rappresenta una monade che solo raramente riesce a costruire un rapporto profondo con qualcun altro.

(di Maria Silvia Sanna)


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