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recensione la
ragazza del lago
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In un paesino di una comunità montana in provincia di Udine, viene ritrovato il cadavere nudo di una ragazza conosciuta e amata da tutti. Quello che potrebbe essere l'incipit di una storia che racconta dell'Italia di oggi con le sue Cogne, Erba e Garlasco, diventa invece una detective story delicata che potrebbe anche essere definita "quotidiana". Il commissario Sanzio, un magistrale Toni Servillo, viene inviato al paese dalla Procura di udine. Non cerca la fama, non vuole apparire in TV, anzi, i mezzi di comunicazione non ci sono proprio nel film. Sanzio vuole scoprire la verità, ma senza l'accanimento tipico di certi poliziotti hollywoodiani. Indaga, si guarda in giro, fa domande e la sera torna a casa dalla figlia cercando di far quadrare il bilancio dell'affetto familiare messo in crisi dalla malattia mentale della moglie e da una giovane adolescente
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che sta crescendo. Il film ricorda molto alcune fiction di grande successo, ma prendendone i lati migliori. Come non pensare all'inizio di Twin Peaks con Laura Palmer ritrovata nuda, anche se avvolta nella plastica, proprio vicino all'acqua di un paesino che nasconde molti segreti. Come non ritrovare un po' dell'umanità del Montalbano televisivo in questo ispettore. Eppure c'è anche molto cinema: una visione distaccata ma |
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coinvolgente, una colonna sonora al limite della perfezione, interpretazioni rigorose, misurate ma sempre coinvolgenti. Il film, presentato a Venezia all'interno della Settimana della Critica, ha subito suscitato numerosi consensi sia da parte del pubblico e anche della critica. Una vera sorpresa che ha fatto conoscere il nome di Andrea Molaioli, al suo debutto dietro la macchina da presa, ma con alle spalle molti anni di collaborazione con Manni Moretti, Mimmo Calopresti, Daniele Lucchetti e Carlo Mazzacurati. E' evidente infatti che l'ottima riuscita del film va proprio al regista Andrea Molaioli che riesce a dosare bene tutti gli ingredenti. E' lui che prende per mano lo spettatore e, gentilmente, lo introduce nel paesino vicino al lago con passeggiate e incontri casuali. E' lui che introduce con semplicità l'Ispettore Sanzio, che ne descrive la sua quotidianità nel lavoro e all'interno delle mura domestiche. E senza farsi accorgere, ci si ritrova lì, con lui, a sospettare di tutti e contemporaneamente a voler trovare un po' di speranza affinchè la giovane vita spezzata della ragazza del lago e la giovane vita nascente di sua figlia possano acquistare un senso, una loro dimesione reale. In questo senso il finale è magistrale: distaccato, misurato, eppure emozionante. Una sola battuta, l'inquadratura sale e guarda tutto dall'alto. Un racconto è finito, ma lì fuori c'è ancora il mondo e tutta la vita da vivere.
(recensione
di Sara
Sagrati
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