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Nel rispetto dei nostri
tempi, mondo in cui
le cose sembrano più
facili e più
accessibili, la creatività,
le idee che propongono
il nuovo, lo sguardo
innovativo, spesso
vengono bocciate come
proposte. E resta
a governare l’idea
desueta, ormai cristallizzata
e più mediatrice
di un potere imperante,
attento a che le nuove
voci nei media non
destabilizzino le
opinioni delle masse.
Il giovanissimo regista
indipendente Luis
Nero (all’attivo
altri tre film: “Golem”,
“Pianosequenza”
e “Hans”)
con il suo ultimo
lavoro di regia “La
Rabbia”, lancia
una sfida ed una denuncia,
proprio nei confronti
di comportamenti stereotipati
e standardizzati,
in particolare verso
il sistema cinema,
che orami ha assunto
l’identità
di un’industria,
senza più porre
uno sguardo attento
a chi, artista, propone
idee innovative e
valide, |
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nell’espressione
vera di una
creatività
nascente.
Luis Nero,
con una narrazione
a sfondo felliniano,
racconta la
storia di
un giovane
regista (Nico
Rogner) che
propone e
destra e a
manca la sceneggiatura
per la realizzazione
di un film.
Un sogno,
quello del
giovane, che
incide sulla
sua coscienza,
alternando
stati di presenza
e totale assenza
dalla realtà.
Anche gli
affetti più
cari ed importanti
si dileguano
nella sua
percezione
di vivere
la realizzazione
dell’importante
progetto.
Per il giovane,
nonostante
le difficoltà
e i dinieghi
che riceve,
l’idea
di realizzare
il film nutre
la sua forza
emotiva, tanto
da scatenare
in lui un
sentimento
forte e “produttivo”
di rabbia.
Incontri con
amici sceneggiatori,
colloqui serrati
con il vec- |
chio mentore
(Franco Nero),
speranze auspicate
nelle proposte
al produttore
commerciale
(Giorgio Albertazzi),
alla fine
fanno capire
al giovane
regista quanto
la famosa
frase di Brecht
che suggerisce
atti estremi
per realizzare
i fini sia
valida. Così
rapina una
banca per
autofinanziarsi.
Ma non finisce
qui. La produzione
è assicurata,
ma la distribuzione?
Il messaggio
Luis Nero
riesce, tutto
sommato, a
costruirlo
in un clima
di paesaggio
onirico, surreale,
irreale, nebuloso
e angosciante,
che vorrebbe
essere la
materializzazione
della coscienza
rabbiosa del
giovane regista.
Un cast di
attori famosi,
tra i quali
Franco Nero,
Fay Dunaway,
Philippe Leroy,
Giorgio Albertazzi
ed il regista
Tinto Brass,
hanno letteralmente
abbracciato
l’idea
di denuncia
e nello stesso
tempo di supporto
a giovani
registi indipendenti
che si propongono
nel mondo
del cinema.
Il tutto è
raccontato
in modo da
dare spazio
alla funzione
che il cinema
ha e deve
sempre avere,
ossia quella
di strumento
mediatico,
magico, che
permette confronti,
fughe e sogni,
pur proponendo
realtà
scomode e
frustranti.
“La
Rabbia”
non è
un film autobiografico,
ha sottolineato
Luis Nero
nella conferenza
stampa. Rimane
un’idea
di denuncia
di una realtà,
quella della
produzione
cinematografica,
e si spera
di riflessione.
Per un messaggio
dissacrante
frutto di
una coscienza
“rabbiosa”,
ma che non
si arrende,
le musiche
di Luis Bacalov,
avvolgono
il significato
della metafora
espressa purtroppo
con troppa
enfasi nel
fantasticare
l’impossibile
ed il possibile.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
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