LA PRIMA COSA BELLA
 
locandina la prima cosa bella

recensione la prima cosa bella

 
Il Cinema Italiano c'č. Senza la tipica volgaritā dei cinepanettoni, che faranno rivoltare nelle tombe i grandi registi italiani del neo-realismo. Senza i personaggi stereotipati alla "notte prima degli esami" o le ragazzine stupide e con quel fastidioso accento alla romana (sembra esista solo quello) dei film di Federico Moccia. E proprio per questo, l'ultimo film di Paolo Virzė ci piace. E anche tanto. Si dice che il regista livornese sia l'ultimo erede della commedia all'italiana, erede dei registi anni '70 (e, in questo film, ricorda molto Monicelli). Ed, in effetti, il ritorno di Virzė nella sua cittā natale, Livorno, diventa il pretesto per scrivere e dirigere un film che contiene temi importanti: la famiglia, la riconciliazione ma soprattutto la gioia e la voglia di vivere la vita con ottimismo. "La prima cosa bella" è una delle tante canzoni che Anna Ningiotti  
 
in Michelucci (Micaela Ramazzotti, compagna del regista!) canta alla piccola e ingenua Valeria e all'attentissimo e diffidente Bruno durante i vari e numerosi viaggi cui furono costretti quando, il marito Mario, gelosissimo della bellezza della moglie e smaliziato dalle malelingue della cittadina, caccia di casa tutt'e tre. Sono gli anni in cui le città italiane iniziano a perdere l'innocenza che le aveva caratterizzate e che il   recensione la prima cosa bella

bravo direttore della fotografia, Nicola Pecorini, tinteggia di tinte calde e forti quasi a sottolineare la vitalità di una madre che nonostante tutte le insidie che incontrerà continuerà ad inneggiare alla vita e troverà sempre la forza di andare avanti e sorridere. Dopo i plumbei anni '80, nel 2009 la cresciuta Valeria (Claudia Pandolfi) convince il fratello Bruno (Valerio Mastandrea) insegnante scontento e anaffettivo in un istituto alberghiero milanese, a tornare a Livorno per salutare la madre (questa volta interpretata da Stefania Sandrelli) che sta morendo. Ciò che Bruno troverà, è la stessa mamma che aveva lasciato qualche anno prima: una donna forte e dolcissima, vitale che continua a far breccia nei cuori dei pazienti con la sua imbarazzante e curata bellezza. Una donna che farà rivivere ai protagonisti tutte le peripezie di una vita rendendo anche il pensiero della morte qualcosa di dolce e un motivo in più per sorridere dei piccoli momenti e delle piccole gioie trascorse e vissute. Virzì ci allontana per un paio d'ore dalle insidie e e dall'astiosità della nostra società, lasciandoci immergere in una storia comunissima ma mai banale. Una storia che fa ridere e, un attimo dopo, piangere (e viceversa). Una grande storia d'amore, non tra partners, ma tra una madre e dei figli che si amano di un amore sincero e che li porterà inevitabilmente verso il dolore. Probabilmente uno dei film più "ottimisti" del regista: nonostante i temi e le difficoltà che i protagonisti devono superare fino alla fine, ciò che emerge è un senso di dolcezza e gioia, anche di fronte alla morte che sembra, quasi, uno dei tanti ostacoli da superare. E sono proprio i protagonisti la forza di questa storia, protagonisti veri e umani che toccano il cuore con le loro insicurezze e i loro modi d'essere, sostenuti da un cast variegato e, davvero, magistrale. Il film uscirà lo stesso week-end dell'attesissimo (e già in odore di Oscar) "Avatar" del pluri-premiato regista, James Cameron. Ma se l'America schiera effetti speciali di altissimo livello e di ultima generazione, il cinema Italiano riesce a sostenere la sfida.. Certo, il 3D possiamo scordarcelo per ora, ma possiamo ancora contare sull'umanità e sulla vitalità di grandi storie. Assolutamente da non perdere.


(di Francesca Casella)


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