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recensione la premiere etoile
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Primo lavoro di sceneggiatura e di regia dell'attore Lucien Jean-Baptiste, "La Premiére Etoile", è una commedia di taglio tutto francese, originale, esilarante, divertente ed intrisa di squisita semplicità. Jean-Gabriel (Lucien Jean-Baptiste), originario delle Antille, pur avendo una famiglia a carico, moglie e tre figli, passa la maggior parte del suo tempo al bar vicino casa, a bere e giocare. Pochi soldi, anzi pochissimi e tanti espedienti per sbarcare il lunario. Sua moglie Suzy (Anne Consigny), va su tutte le furie quando Jean-Gabriel promette ai figli una vacanza in montagna, naturalmente per sciare, e quindi con la necessità di procurarsi l'equipaggiamento da sci per tutti i vacanzieri. La promessa va mantenuta con o senza soldi, altrimenti Suzy minaccia il divorzio. Padre e figli, senza la madre Suzy, partono per la vacanza |
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"bianca", coinvolgendo anche la "grand-mére" (Firmine Richard), madre di Jean Gabriel, che sa bene di avere un figlio forse ancora da accudire. "La Premiére Etoile", ha il pregio di essere un film con una sceneggiatura originale, che affronta temi non banali, come la multiculturalità, il pregiudizio razziale, e le problematiche legate alle coppie miste. Se la regia non entusiasma per un dejà vue , i dialoghi |
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reggono molto bene il conflitto familiare che si crea intorno a problematiche delicate, come le differenze del colore della pelle ed il confronto, mantenendo sempre un clima scherzoso e divertente, con simpatiche gag su una famiglia di "neri" sulla neve bianca . La prima parte del film, all'interno delle mura familiari, è più convincente ed incisiva. Il seguito del film che si svolge sul luogo della vacanza, tra gag e sentimentalismi, rischia di cadere nel luogo comune, se non fosse per qualche scena che apre a riflessioni profonde, come il dialogo tra Jean-Gabriel e la sua figlioletta, che avrebbe voluto nascere bianca e non mulatta. Senza dubbio, il film porge un messaggio molto importante sul razzismo, sulla formazione delle coppie miste e su tutti i possibili conflitti che, su queste tematiche, inevitabilmente si creano tra le mura domestiche e fuori. L'originalità che Lucien Jean-Baptiste ha voluto a tutti i costi mantenere, scaturisce da una regia non pretenziosa, supportata però da dialoghi ironici su tematiche sociali profonde. Non abbandonando mai il fine della commedia divertente, che potesse così raggiungere una grossa fetta di pubblico, mediando problematiche sempre più emergenti di un'umanità destinata al meticciato ed al sincretismo culturale, la regia più volte dà eccessivo spazio ad alcune gag banali, compromettendo un risultato in tutto tondo.
(di Rosalinda Gaudiano)
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