|
|
LA POLINESIA E' SOTTO CASA |
|
|
 |
recensione la polinesia è sotto casa
|
|
Quella che ritroviamo sotto casa è in realtà una Polinesia nostrana, nello specifico marchigiana, che, a ben pensarci e a giudicare dalle riprese di questo film, non ha poi tanto da invidiare alle lontane isole del Pacifico: merito anzitutto dei due registi, Saverio Smeriglio e Andrea Goroni che, con la loro macchina da presa, hanno saputo immortalare le spiagge rocciose e gli splendidi litorali della costa delle Marche, specialmente quell'area del Conero nel capoluogo anconetano che scende a dirupo direttamente sulle acque, creando suggestivi scenari marittimi, specialmente quando questi lembi rupestri vengono illuminati dalla luce crepuscolare del tramonto o dalle bellissime albe il cui riverbero illumina tutto l'Adriatico. Dato questo scenario (ma ripetiamo: la bravura dei registi è stata anche quella di fermare l'obiettivo |
|
|
|
della telecamera su spazi incontaminati e selvaggi di un fascino antico), la trama del film sembra quasi assumere un ruolo secondario. Trama che vede quasi sempre in primissimo piano il protagonista, un giovane manager di nome Stefano, più che trentenne, dalla brillante carriera di fronte a sé e con una vita da far invidia a tanti suoi coetanei: Stefano, oltre ad avere un lavoro
più che remunerato (cosa |
|
 |
|
assolutamente non da poco di questi tempi in Italia, e non solo nelle Marche), possiede una propria casa, una fiammante auto sportiva e ha una splendida fidanzata. Fatto sta che le cose non sono così semplici come sembrano: la "bella vita" in fondo sembra non appagare Stefano, a cui manca qualcosa, un qualcosa di più vero e genuino di tutto ciò che lo circonda. Di qui la scelta di dedicare meno tempo al proprio lavoro, con un'inevitabile rinuncia a tutte le possibilità di crescita professionale e di aumento di stipendio; ma il tempo che Stefano ora ritaglia per sé lo vuole dedicare a recuperare un vecchio sogno che aveva abbandonato e che ora vuole ripescare dall'oblio del passato: il surf. Ed è così che il nostro protagonista ritrova anche un vecchio amico della adolescenza e soprattutto la vita di una volta, riscattando una dimensione umana che lui sente più autentica e sincera, soprattutto nei confronti di se stesso. Certo Stefano deve mettere in conto anche alcuni sacrifici inevitabili: non più la promozione professionale, come avevamo detto, in aggiunta la fine della relazione con la sua fidanzata, delusa dal suo comportamento, e qualche altro piccolo contrattempo; ma la possibilità di tornare a cavalcare le onde è per lui molto più appagante di tante altre perdite. E tutto sommato crediamo che la sua sia una scelta giusta e in fondo anche assennata: egli non rinuncia al proprio lavoro, ma decide soltanto di lavorare di meno, di non tenere ritmi frenetici esclusivamente per diventare un rampante manager in giacca e cravatta a discapito della qualità della propria vita: scelta giusta, qualora sia possibile farla. Ma torniamo alla pellicola: nel suo percorso di "rinascita", Stefano è accompagnato da tanti altri personaggi fino all'incontro con il suo vecchio amore del liceo, una ragazza che ancora una volta gli cambierà la vita. E tutti questi personaggi sono interpretati da un cast di giovani attori, tutti emergenti, tra i quali spiccano Gianluca D'Ercole (Stefano appunto), Giulia Bellucci, Alessia Raccichini, Alessandro Gimelli e Fabiana Baldinelli. Il film, pur mettendo in scena una storia semplice, scorre di fronte agli occhi con molta linearità e senza risultare noioso; e questo va sottolineato, specialmente in confronto a tante altre pellicole che, con budget decisamente superiori e con pretese narrative più sofisticate, alla fine si rivelano invece alquanto stancanti anche per lo spettatore più paziente. Una nota di merito, inoltre, anche a Saverio Smeriglio (autore anche dell'omonimo libro da cui nasce poi il lungometraggio) e Andrea Goroni: alcune riprese sono davvero belle, anche sperimentali e audaci per il taglio delle inquadrature, mentre alcuni episodi restano facilmente nella memoria dello spettatore, come la fuga di due enormi alani dal recinto in cui sono rinchiusi e la loro apparizione nel bel mezzo di un ricevimento notturno ai bordi di una piscina illuminata, in mezzo a tanti invitati. Lasciamo a voi immaginare le conseguenze di questa scena (e gli alani sono due magnifici esemplari dal pelo nero e lucido e soprattutto dalla corporatura non certo rassicurante), anzi, facciamo di più: vi invitiamo ad andarla di vedere di persona direttamente in sala, per passare una serata piacevole di fronte alle immagini di questa italianissima "La Polinesia è sotto casa".
(di Michele Canalini)
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "la polinesia è sotto casa"! |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2008.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|