LA PASSIONE
 
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recensione la passione

 
Gianni Dubois (Silvio Orlando), è un regista senza più slancio creativo. Il suo agente lo assilla perché partorisca finalmente un'idea per un nuovo film. Quest'uomo braccato nel suo momento artistico del tutto infruttifero, è anche costretto a recarsi in tutta fretta nella sua casa in Toscana. Un guasto idrico nel suo appartamento ha danneggiato un affresco del cinquecento situato nella chiesetta sottostante. Gianni Dubois è anche a corto di denaro e non può permettersi di pagare i danni, così scende a compromessi con le autorità locali che gli impongono di dirigere la Passione del Venerdì Santo. Il forte senso di frustrazione e d'impotenza non abbandonerà l'uomo Dubois, afflitto dagli eventi che lo svuoteranno di ogni carica emotiva creativa. "La Passione" è un film delicato e denso di significati, che Carlo Mazzacurati ha saputo  
 
sviluppare seguendo anche questa volta un proprio discorso intriso di forte intimismo, coniugando magistralmente spunti comici e sentimentali, con uno sguardo sulla realtà che tanto ci porta verso il neorealismo. Una storia. Se vogliamo, "La Passione" è una semplice storia, percorsa da una critica morale forte ed inquietante diretta tutta al momento di perdita di valori, di compromessi, di abusi di potere e di   recensione la passione
perdita d'identità che, purtroppo, affligge anche la società italiana. Mazzacurati ne "La Passione" racconta un tempo, la nostra contemporaneità, in cui l'arte non riesce più ad essere espressa spontaneamente, con estro e creatività, perché deve patteggiare con un business incalzante e spiazzante, che arriva ovunque, anche nel cinema. Momenti di velata ma pur percepita intensità drammatica sono sostenuti ad arte da un Silvio Orlando perfettamente calato nel ruolo dell'artista avvilito e depresso e da un esilarante e sempre bravo Giuseppe Battiston nella parte di Ramiro, ex carcerato con la passione struggente per il teatro. Se l'ironia dello stile evanescente di Mazzacurati riesce furbescamente a porgere con garbo una storia densa di sconforto, altrettanto punta su ogni slancio umano capace di cambiare situazioni in positivo. La frase: " A questo mondo nessuno è indispensabile, anche Gesù può essere sostituito", nulla ha di religioso, ma tanto di potenzialità umana costruttiva e carica di energia, che si condensa trionfante proprio nella rappresentazione della Passione del Venerdì Santo, imbastita con stenti e disagi. "La Passione" è un film che persegue una propria linea di cinema indipendente, quasi ai margini della produzione normale, sviluppando un discorso alternativo, meno legato a schemi, tradizioni e convenzioni, grazie ad un simbolismo nuovo e di notevole impatto emotivo. Un'opera riuscita nella sua interezza, in cui ogni cosa ed ogni personaggio sono calibrati in modo giusto, ed ordinato. Un film non solo godibile, ma apprezzabile per l'originalità dell'idea sviluppata con una valida sceneggiatura scritta a quattro mani. Pregevole, come sempre, la fotografia di Luca Bigazzi.

(di Rosalinda Gaudiano)


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