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recensione: la
notte dei girasoli
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Esteban e Pedro, due
speleologi, si calano
in una grotta. Fuori,
in superficie, li
aspetta la donna del
primo. La discesa
non offre nulla di
particolare, passatempo
da ordinaria amministrazione.
Ma quando i due riemergono
in superficie, trovano
la ragazza in profondo
stato di shock. Vuole
darsi come noir, “La
notte dei girasoli”,
più che come
thriller, se non altro
per il manifesto orizzonte
morale che il film
decide di setacciare.
E lo fa senza pretese,
senza boria, conscio
che il suddetto genere,
in barba a una nomenclatura
tradizionale e tradizionalista,
si è fatto
nel tempo spettro
di traiettorie sfumate,
oblique, trasversali.
Ma, al suo esordio
nel lungometraggio,
il regista dà
prova di conoscerne
le coordinate caratteristiche,
muovendosi tra esse
con agiatezza, senza
perfezione, certo, |
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ma con
la padronanza
degli
esordienti
di spessore.
Ritmo
flemmatico
ma ben
dosato,
suspense
che
tiene
e non
si concede
grinze;
struttura
narrativa
ripartita
che
adotta
una
panoramica
di incastri,
di alternati
punti
di vista,
ma senza
gigioneggiare,
senza
perdersi
nei
meandri
artificiosi,
nei
giochini
compiaciuti
della
premiata
joint
venture
Arriaga-Iñarritu:
“La
notte
dei
girasoli”
è,
a suo
modo,
un mosaico
cubista.
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Se aggiungiamo
che lo scavo
psicologico
sui personaggi
è di
solida tenuta,
quello che
ne esce è
un film che
merita rispetto.
E che si interroga
su un’umanità
attonita,
svuotata dalla
routine, percorsa
in lungo e
in largo da
una violenza
ordinaria
e indifferente.
Si pensi al
poliziotto
estorsore
e al maniaco,
alle loro
esistenze
permeate fin
nel midollo
di ristagnante
insoddisfazione,
gravide di
una banale,
spaventosa
insignificanza.
(di Lorenzo
Donghi )
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recensione del
film "la
notte dei girasoli"! |
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